sabato 9 gennaio 2016

Le illusioni della moderna agricoltura scientifica

Le illusioni della moderna agricoltura scientifica
di Masanobu Fukuoka (1913 – 2008)
Con la crescente popolarità acquisita di recente dai cibi naturali, mi sono illuso che anche l'agricoltura naturale potesse finalmente ricevere dagli scienziati l' attenzione che le spetta. Ahimè, mi sbagliavo. Sebbene si conduca qualche forma di ricerca, queste per lo più rimangono comunque nell'ambito dell'agricoltura scientifica. Questi studi adottano la struttura fondamentale dell' agricoltura naturale, ma non prevedono la minima riduzione dell'uso di fertilizzanti e dei pesticidi; perfino i macchinari impiegati diventano sempre più grandi.
Perché le cose stanno così? Perché gli scienziati ritengono che, abbinando il know-how tecnico all'agricoltura naturale, essi potranno sviluppare un metodo ancora migliore di coltivazione e ottenere maggiori raccolti. Sebbene tale ragionamento possa apparire sensato, non si può trascurare la fondamentale contraddizione che esso implica. Fino al giorno in cui la gente non capirà il significato di "non-azione", scopo finale dell' agricoltura naturale, non rinuncerà alla sua cieca fiducia nell' onnipotenza della scienza.
Se confrontiamo graficamente l'agricoltura naturale e quella scientifica, possiamo subito scorgere le differenze tra i due metodi. L'obiettivo dell'agricoltura naturale è la non-azione e il ritorno alla natura. È un movimento centripeto e convergente. Al contrario, l'agricoltura scientifica si allontana dalla natura seguendo i capricci e i desideri dell'uomo, con un movimento centrifugo e divergente.
Dato che questo movimento di espansione verso l'esterno non può essere fermato, l'agricoltura scientifica è condannata all'estinzione. L'aggiunta di nuove tecnologie la rende soltanto più complessa e diversificata, generando spese e dispendio di energia sempre maggiori. Invece l'agricoltura naturale non è soltanto semplice, ma anche più economica e richiede minori energie.
Perché mai, dunque, nonostante i fatti siano chiari e inconfutabili, l'uomo
non riesce a fare a meno dell' agricoltura scientifica? Senza dubbio la gente ritiene che la "non-azione" sia disfattista e dannosa per la produzione e la produttività. Ma è vero che l'agricoltura naturale danneggia la produttività?
Niente affatto. Infatti, se consideriamo le cifre del rendimento effettivo dell'energia impiegata nella produzione, la coltivazione naturale dimostra di essere il sistema più produttivo che ci sia.
Con l'agricoltura naturale si producono 200.000 chilocalorie di energia per ogni giornata lavorativa di un uomo, senza l'impiego di materiali esterni. Questa è circa cento volte la quantità giornaliera di cibo (2.000 Kcal.) consumata da un agricoltore con una normale alimentazione.
Nella coltivazione tradizionale, che utilizzava cavalli e buoi per l'aratura dei campi, veniva consumata un'energia dieci volte maggiore. L'input energetico in calorie venne a raddoppiare con l'avvento della prima meccanizzazione e di nuovo si è raddoppiato con il passaggio alla meccanizzazione su vasta scala. I metodi odierni di coltivazione a massiccio impiego di energia sono il risultato di questa progressione geometrica.
Si afferma spesso che la meccanizzazione ha incrementato il rendimento del lavoro, ma in realtà oggi gli agricoltori, una volta terminato di lavorare nei campi, devono cercare un lavoro extra che permetta loro di pagarsi le costose attrezzature che utilizzano. Essi non hanno fatto altro che scambiare il loro lavoro nei campi con un' occupazione in fabbrica; hanno barattato la gioia del lavoro all' aria aperta con delle tristi ore di fatica rinchiusi in un edificio.
La gente crede che l'agricoltura moderna sia in grado tanto di migliorare la produttività quanto di aumentare i raccolti. Che vana illusione! La realtà è che i raccolti ottenuti con la coltivazione scientifica sono minori di quelli che si ottengono utilizzando a fondo i poteri della natura. Si ritiene che i sistemi di alta resa e i metodi scientifici di incremento della produzione ci abbiano fornito raccolti maggiori che superano la produttività naturale della terra, ma non è assolutamente vero. Questi sono semplici tentativi umani di ristabilire artificialmente la piena produttività dopo aver alterato la natura e averne ostacolato i pieni poteri. L'uomo crea le condizioni avverse per poi gioire della propria "conquista" della natura. Le tecnologie ad alta resa non sono altro che tentativi vanagloriosi di evitare riduzioni nella produttività.
La scienza non è nemmeno in grado di produrre cibo di qualità competitiva rispetto a quello prodotto naturalmente. Da quando l'uomo si è illuso di poter capire la natura sezionandola e analizzandola, l'agricoltura scientifica ha prodotto cibo artificiale e innaturale; non ha creato nulla, anzi, provocando variazioni qualitative e quantitative di alcuni aspetti della natura, è riuscita solo a produrre alimenti sintetici che sono rozzi, costosi e allontanano sempre di più l'uomo dalla natura.
L'umanità ha abbandonato la natura e solo di recente ha cominciato a rendersi conto, con crescente inquietudine, della sua pietosa condizione di orfana dell'universo. Eppure, anche quando l'uomo si sforza di tornare alla natura, scopre di non sapere più cosa essa sia e che, per di più, egli ha distrutto e perso per sempre la natura cui tenta invano di tornare.
Gli scienziati progettano città futuristiche protette da cupole in cui enormi impianti di riscaldamento, condizionatori d'aria e ventilatori ci consentiranno una vita confortevole per tutti i mesi dell' anno. Essi sognano di costruire città sotterranee e colonie sul fondo del mare. Ma gli abitanti delle città stanno morendo; hanno dimenticato i raggi splendenti del sole, il verde dei campi, le piante, gli animali e il piacere del vento leggero sulla pelle. L'unica vera vita per l'uomo è quella vissuta con la natura. L'agricoltura naturale è un metodo buddhista di coltivare che trae le sue origini dalla filosofia del "Mu", ossia del "nulla" e tende a tornare alla natura della "non-azione". I giovani che vivono nel mio frutteto portano dentro di loro la speranza di risolvere un giorno i grandi problemi del nostro pianeta che non possono essere risolti da scienza e ragione.

Semplici sogni? Forse. Ma in questi sogni è riposta la soluzione per il nostro futuro.

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