Le illusioni della moderna agricoltura scientifica
di Masanobu Fukuoka (1913 – 2008)
Con la crescente popolarità acquisita di recente dai cibi
naturali, mi sono illuso che anche l'agricoltura naturale potesse finalmente ricevere
dagli scienziati l' attenzione che le spetta. Ahimè, mi sbagliavo. Sebbene si
conduca qualche forma di ricerca, queste per lo più rimangono comunque
nell'ambito dell'agricoltura scientifica. Questi studi adottano la struttura
fondamentale dell' agricoltura naturale, ma non prevedono la minima riduzione
dell'uso di fertilizzanti e dei pesticidi; perfino i macchinari impiegati
diventano sempre più grandi.
Perché le cose stanno così? Perché gli scienziati ritengono
che, abbinando il know-how tecnico all'agricoltura naturale, essi potranno
sviluppare un metodo ancora migliore di coltivazione e ottenere maggiori
raccolti. Sebbene tale ragionamento possa apparire sensato, non si può
trascurare la fondamentale contraddizione che esso implica. Fino al giorno in
cui la gente non capirà il significato di "non-azione", scopo finale
dell' agricoltura naturale, non rinuncerà alla sua cieca fiducia nell'
onnipotenza della scienza.
Se confrontiamo graficamente l'agricoltura naturale e quella
scientifica, possiamo subito scorgere le differenze tra i due metodi.
L'obiettivo dell'agricoltura naturale è la non-azione e il ritorno alla natura.
È un movimento centripeto e convergente. Al contrario, l'agricoltura
scientifica si allontana dalla natura seguendo i capricci e i desideri
dell'uomo, con un movimento centrifugo e divergente.
Dato che questo movimento di espansione verso l'esterno non
può essere fermato, l'agricoltura scientifica è condannata all'estinzione.
L'aggiunta di nuove tecnologie la rende soltanto più complessa e diversificata,
generando spese e dispendio di energia sempre maggiori. Invece l'agricoltura
naturale non è soltanto semplice, ma anche più economica e richiede minori
energie.
Perché mai, dunque, nonostante i fatti siano chiari e
inconfutabili, l'uomo
non riesce a fare a meno dell' agricoltura scientifica?
Senza dubbio la gente ritiene che la "non-azione" sia disfattista e dannosa
per la produzione e la produttività. Ma è vero che l'agricoltura naturale
danneggia la produttività?
Niente affatto. Infatti, se consideriamo le cifre del
rendimento effettivo dell'energia impiegata nella produzione, la coltivazione naturale
dimostra di essere il sistema più produttivo che ci sia.
Con l'agricoltura naturale si producono 200.000 chilocalorie
di energia per ogni giornata lavorativa di un uomo, senza l'impiego di
materiali esterni. Questa è circa cento volte la quantità giornaliera di cibo
(2.000 Kcal.) consumata da un agricoltore con una normale alimentazione.
Nella coltivazione tradizionale, che utilizzava cavalli e
buoi per l'aratura dei campi, veniva consumata un'energia dieci volte maggiore.
L'input energetico in calorie venne a raddoppiare con l'avvento della prima
meccanizzazione e di nuovo si è raddoppiato con il passaggio alla meccanizzazione
su vasta scala. I metodi odierni di coltivazione a massiccio impiego di energia
sono il risultato di questa progressione geometrica.
Si afferma spesso che la meccanizzazione ha incrementato il
rendimento del lavoro, ma in realtà oggi gli agricoltori, una volta terminato
di lavorare nei campi, devono cercare un lavoro extra che permetta loro di
pagarsi le costose attrezzature che utilizzano. Essi non hanno fatto altro che
scambiare il loro lavoro nei campi con un' occupazione in fabbrica; hanno
barattato la gioia del lavoro all' aria aperta con delle tristi ore di fatica
rinchiusi in un edificio.
La gente crede che l'agricoltura moderna sia in grado tanto
di migliorare la produttività quanto di aumentare i raccolti. Che vana
illusione! La realtà è che i raccolti ottenuti con la coltivazione scientifica
sono minori di quelli che si ottengono utilizzando a fondo i poteri della natura.
Si ritiene che i sistemi di alta resa e i metodi scientifici di incremento
della produzione ci abbiano fornito raccolti maggiori che superano la
produttività naturale della terra, ma non è assolutamente vero. Questi sono
semplici tentativi umani di ristabilire artificialmente la piena produttività
dopo aver alterato la natura e averne ostacolato i pieni poteri. L'uomo crea le
condizioni avverse per poi gioire della propria "conquista" della
natura. Le tecnologie ad alta resa non sono altro che tentativi vanagloriosi di
evitare riduzioni nella produttività.
La scienza non è nemmeno in grado di produrre cibo di
qualità competitiva rispetto a quello prodotto naturalmente. Da quando l'uomo
si è illuso di poter capire la natura sezionandola e analizzandola,
l'agricoltura scientifica ha prodotto cibo artificiale e innaturale; non ha
creato nulla, anzi, provocando variazioni qualitative e quantitative di alcuni
aspetti della natura, è riuscita solo a produrre alimenti sintetici che sono
rozzi, costosi e allontanano sempre di più l'uomo dalla natura.
L'umanità ha abbandonato la natura e solo di recente ha
cominciato a rendersi conto, con crescente inquietudine, della sua pietosa
condizione di orfana dell'universo. Eppure, anche quando l'uomo si sforza di
tornare alla natura, scopre di non sapere più cosa essa sia e che, per di più,
egli ha distrutto e perso per sempre la natura cui tenta invano di tornare.
Gli scienziati progettano città futuristiche protette da
cupole in cui enormi impianti di riscaldamento, condizionatori d'aria e
ventilatori ci consentiranno una vita confortevole per tutti i mesi dell' anno.
Essi sognano di costruire città sotterranee e colonie sul fondo del mare. Ma gli
abitanti delle città stanno morendo; hanno dimenticato i raggi splendenti del
sole, il verde dei campi, le piante, gli animali e il piacere del vento leggero
sulla pelle. L'unica vera vita per l'uomo è quella vissuta con la natura.
L'agricoltura naturale è un metodo buddhista di coltivare che trae le sue
origini dalla filosofia del "Mu", ossia del "nulla" e tende
a tornare alla natura della "non-azione". I giovani che vivono nel mio
frutteto portano dentro di loro la speranza di risolvere un giorno i grandi problemi
del nostro pianeta che non possono essere risolti da scienza e ragione.
Semplici sogni? Forse. Ma in questi sogni è riposta la
soluzione per il nostro futuro.
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