Nel periodo autunno invernale è opportuno l’inerbimento
spontaneo controllato. L’inerbimento è
una tecnica colturale di gestione del
suolo a basso impatto ambientale che consiste nel lasciar crescere erba
spontanea (inerbimento spontaneo) controllandone lo sviluppo mediante 3–5
sfalci l’anno.
Si tratta di un’operazione di grande efficacia che limita i
problemi legati alla lavorazione, assicurando una ottimale gestione delle erbe
spontanee. Tale pratica, nei terreni più pesanti, favorisce la risalita
superficiale delle radici e quindi contiene i danni da asfissia radicale nei
periodi piovosi.
Nei periodi primaverili-estivi si dovrà ricorrere alle
lavorazioni meccaniche o alla tecnica del pirodiserbo.
Il pirodiserbo ha, come vantaggio principale, una mancanza
assoluta di residui nocivi sul terreno; infatti il GPL , bruciando, forma
esclusivamente vapore acqueo ed anidride carbonica. Il principio sul quale si
basa la tecnica del pirodiserbo è quello della lessatura dei tessuti delle erbe
spontanee.
Il tempo di azione del calore durante il trattamento è così
breve da non permettere la carbonizzazione della materia vegetale.
L’effetto immediato del calore è quello di far espandere
repentinamente il plasma cellulare, provocando così la rottura della membrana
esterna; viene così interrotto il flusso intracellulare di alimentazione: la
cellula non può più essere nutrita ed a causa della continua evaporazione
dovuta alla lacerazione della cuticola entro un giorno o due la pianta secca.
Il pirodiserbo quindi non brucia le erbe spontanee, ma
subito dopo il trattamento col il calore le piante trattate presentano una
variazione di pigmentazione; si accentua fortemente il colore verde delle
foglie. Tale manifestazione è visibile in un paio di minuti e ciò a causa della
fuoriuscita della linfa dalla cellula.
Dopo alcuni giorni si può valutare appieno la riuscita del
trattamento poiché le piante assumono il classico colore giallo proprio della
pianta secca. E’ importante conoscere l’intervallo di tempo necessario affinché
il calore sviluppi, all’interno della pianta, la temperatura sufficiente per un
risultato efficace e quindi una influenza termica su tutte le cellule.
Qualora il trattamento sia praticato su erbe spontanee che
si trovano nello stadio vegetativo giovanile ( 20-25 gg. dall’emergenza ) è
sufficiente un riscaldamento di 90 – 95° C per la durata di un secondo per
determinare la morte delle stesse.
In altri casi, con piante in stato vegetativo avanzato, è
consigliabile una applicazione di 101° C. per la durata di un secondo.
La conseguenza pratica è che bisogna lavorare con una
sovrabbondanza di calore e variare il tempo di esposizione al calore della
pianta sulla quale si interviene. Semplificando possiamo supporre un tempo
d’azione sopra il ” minuto secondo” per poter sviluppare con sicurezza una
temperatura superiore ai 100° C sulla totalità delle piante.
L’indicatore dell’avvenuto trattamento sopra le erbe spontanee,
è evidenziato dal fatto che queste ultime, a causa della esplosione cellulare
per assorbimento di calore, cambiano repentinamente di colore assumendo una
pigmentazione più scura, segnalano all’operatore la corretta velocità di lavoro
da mantenere al fine di ottimizzare i risultati di produzione e di consumo di
combustibile.
Dal punto di vista ecologico il pirodiserbo risulta essere
una pratica caratterizzata da un impatto ambientale del tutto trascurabile.
Nessun commento:
Posta un commento