Sempre a proposito di modifiche architetturali conseguenti
alla capitozzatura, ben più subdole e potenzialmente gravi sono le alterazioni
che intervengono a livello ipogeo. A questo proposito, tra l'altro, vista la
difficoltà di studiare sistematicamente gli apparati radicali, non si possono
che fare supposizioni; in ogni caso, ci può venire in aiuto la corrispondenza
funzionale, potremmo dire morfofisiologica, tra i due poli dell'albero. In
questo senso, sempre limitandoci alle latifoglie, sappiamo che la soppressione
della dominanza apicale comporta una più o meno prolungata, talvolta
permanente, atrofia del fittone, con conseguente rafforzamento delle radici
fascicolate. Queste ultime finiscono per dotarsi di fittoni secondari e,
implicitamente, per collegarsi preferenzialmente con uno (o alcuni) assi
avventizi (tronchi secondari). Più in generale, inoltre, la capitozzatura
comporta un temporaneo "esubero" della massa radicale, divenuta
improvvisamente sovrabbondante per un albero che abbia "perso" buona
parte della sua chioma; il tutto si traduce quindi in un'autoriduzione
radicale. In altre parole, così come a livello aereo si ottiene un
"rinnovo" della massa fotosintetizzante, a livello sotterraneo si
assiste ad una complessiva riorganizzazione delle radici. Anche in questo caso,
pur se in ragione della condizione ontogenetica individuale, si tratta di una
evoluzione anticipata verso una condizione morfofisiologicamente impostata alla
senescenza, con tutto ciò che questo comporta. Cito, ad esempio, la implicita
superficializzazione (rafforzamento del complesso fascicolato a discapito del
fittone) delle radici (che in ambito urbano significa maggiori interferenze con
i manufatti, predisposizione ai danni meccanici e sensibilità alla siccità) e
la più rapida cavitazione del colletto e della base del tronco, in ragione dei
processi degenerativi che tendono ad interessare preferenzialmente (in anticipo
rispetto a quanto accadrebbe fisiologicamente) il vecchio complesso fittonante.
Non dimentichiamo, tuttavia, che stante la reciprocità funzionale tra i poli
dell'albero, anche danni arrecati al solo apparato radicale possono avere
conseguenze sulla porzione aerea, conseguenze che tendono a simulare gli esiti
di una capitozzatura, pur in assenza di interventi cesori (si pensi al caso del
pino domestico, specie nella quale la soppressione del fittone in ambito
vivaistico comporta spesso il blocco della "costruzione" del tronco e
la precoce formazione di grandi reiterazioni totali basse). Concludo questa mia
(indecorosamente) breve ed incompleta trattazione del capitozzo sottolineando
come, a mio modo di vedere, essa rappresenti una alterazione dell'equilibrio
ormonale, energetico e meccanico (qui ci sarebbe molto altro da dire...) che
sottende all'autodeterminazione della forma (e funzione) dell'albero. Si tratta
di una alterazione morfofisiologica, dunque, spesso con carattere di
irreversibilità ma, comunque, ampiamente "trattabile" da chi sia
allenato a comprendere il linguaggio corporeo degli alberi, anticipandone le
reazione e non, come troppo spesso accade, a subirne le conseguenze.
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