E’ possibile realizzare la tua Ortofarmacia diventando farmacoltivatori
di un pezzetto di paesaggio rurale esteso mille metri quadrati.
I polli razzolano liberamente nel frutteto e ortaggi semiselvatici
crescono ai piedi degli alberi, in mezzo
al trifoglio.
Nei campi che si trovano nel Salento leccese, nella pianura e
nelle serre salentine, non c'è più il verde dell'orzo e del grano la fioritura del tabacco e della
veccia consociata con l’avena di tanto tempo fa. Ci sono invece campi desolati lasciati a maggese che
si estendono a perdita d'occhio, mucchi
sparsi di paglia che simboleggiano il caos dei metodi dell' agricoltura moderna e la confusione dell' animo dei
contadini.
Soltanto il campo di ortofarmacia è ricoperto dal verde
manto dei cereali invernali .
Questo campo non è mai stato arato o dissodato, non vi sono stati immessi fertilizzanti o preparati
chimici, né irrorati pesticidi o altre sostanze
chimiche.
Qui si mette in pratica ciò che chiamo l'agricoltura
della "non-azione".
Coltivare in questo modo è molto semplice.
Lascio i residui di coltivazione sul terreno e se ho a disposizione dello sterco di galline, lo
spargo sulla paglia. Dopo di che, formo delle
palline di argilla contenenti i semi e le spargo sopra la paglia prima della fine dell' anno. Con i cereali che
crescono e dopo aver piantato i semi di in un terreno arato. L'uomo non ha
bisogno di arare e rimuovere il terreno, perché i microrganismi e i piccoli animali
agiscono come aratri naturali.
Impoverendo il suolo con aratri e fertilizzanti chimici,
facendo marcire le radici mediante prolungate irrigazioni estive, gli
agricoltori ottengono piante deboli, malate, che richiedono l'apporto nutritivo
di fertilizzanti chimici e la protezione dei pesticidi. Le piante sane non
hanno bisogno di aratri o sostanze
chimiche. E non occorre preparare concimi se sei mesi prima di seminare si
coprono i campi di paglia.
II terreno si arricchisce da solo di anno in anno, senza che
l'uomo debba muovere un dito; al contrario, i pesticidi danneggiano il suolo e
creano problemi di inquinamento.
Nella cava “te Marcu Itu” in Via San Cesario c’è un boschetto
di alberi ad alto fusto che è stato valorizzato dal WWF. Questi alberi non sono
cresciuti con l'aiuto della scienza e neanche sono stati protetti in nome dell'
ecologia. Scampati ai colpi d'ascia e custoditi dalle cave, sono cresciuti
spontaneamente diventando alti e robusti.
Le "tagghiate te Marcu Itu" così come si presentavano quando erano coltivate |
Propriamente dicendo, la natura non è mai viva o morta, né
piccola o grande, debole o forte, fiacca o resistente. Sono solo coloro che
credono esclusivamente nella scienza a definire un insetto come nocivo o
predatore e ad affermare che la natura è un mondo violento di relatività e
contraddizioni in cui il forte ha la meglio sul più debole. I concetti di
giusto o sbagliato, di buono o cattivo sono estranei alla natura, sono solo
frutto della mente umana. La natura ha conservato una perfetta armonia senza
l'ausilio di tali nozioni e ha prodotto piante e alberi senza il
"generoso" intervento umano.
Quel biosistema vivente e olistico che è la natura non può
essere sezionato, scomposto in più parti. Una volta frazionato, muore; o piuttosto,
coloro che studiano un frammento di natura, studiano qualcosa che è morto e,
inconsapevoli del fatto che ciò che stanno esaminando ha cessato di essere ciò
che loro ritengono sia, dichiarano di aver compreso la natura. L'uomo commette
un grave errore quando raccoglie dati o trae conclusioni frammentarie da una natura
morta e smembrata e afferma di "conoscere", "usare" o
"conquistare" la natura. Ciò si dimostra completamente sbagliato,
poiché l'uomo parte da concetti errati riguardo la natura e usa il metodo
sbagliato per comprenderla, senza preoccuparsi di quanto sia troppo razionale
il suo pensiero. Dobbiamo perciò renderei conto dell'insignificanza della
conoscenza e delle azioni umane, e cominciare ad afferrare il loro senso di inutilità
e di futilità.
Le "taghiate te Marcu Itu" così come si presentano oggi a 40 anni dal loro abbandono. |
Seguiamo il lavoro della natura
Spesso parliamo di "produrre il cibo", ma i
contadini non producono il cibo della vita. Soltanto la natura ha la capacità
di creare qualcosa dal nulla e gli agricoltori possono esclusivamente farle da
assistenti. L'agricoltura moderna è solo un'industria di trasformazione che
impiega energia derivata dal petrolio sotto forma di fertilizzanti, pesticidi e
macchinari per fabbricare prodotti alimentari sintetici che non sono altro che
imitazioni scadenti del cibo naturale.
L'agricoltore oggi è diventato un mercenario della società
industrializzata.
Egli cerca, senza successo, di arricchirsi coltivando con
l'ausilio di sostanze chimiche, un'impresa che metterebbe a dura prova anche lo
stesso Gesù Cristo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. L'agricoltura
naturale, autentica e originale forma di coltivazione, rappresenta il metodo
"senza metodo" della natura. Sebbene possa sembrare fragile e
vulnerabile, è in realtà un metodo molto potente perché porta alla vittoria
senza aver combattuto; è un metodo cristiano di coltivazione che si rivela
molto fruttuoso senza danneggiare il terreno, le piante e gli insetti.
Quando cammino per le campagne incontro ragni, rane, locuste
e sciami di libellule. Ogni volta che si verifica un'invasione di cicadidi,
anche i ragni inevitabilmente si moltiplicano.
Non ha importanza che vi siano insetti nocivi. Finché sono
presenti anche i loro nemici naturali, l'equilibrio della natura non viene compromesso.
L'agricoltura naturale è sempre attuale e realizzabile in
ogni epoca perché si basa su criteri che scaturiscono da una fondamentale
visione della natura che, sebbene antica, rimarrà nuova per sempre. Ovviamente
un tale metodo di coltivazione naturale deve essere in grado di affrontare
anche le critiche della scienza. II punto più importante è però se questa
"filosofia verde" e questo metodo di coltivazione sono a loro volta
in grado di criticare la scienza e di guidare l'uomo sulla strada che lo
riporterà alla natura.
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