martedì 5 gennaio 2016

Una breve storia dell'Agroecologia



Il termine agroecologia è stato probabilmente coniato nel 1928 dall’agronomo russo Bensin (1928) che usò questa espressione per indicare l’applicazione dei principi e dei concetti dell’ecologia all’agricoltura. Nello stesso periodo altri autori hanno esplorato questo nuovo campo disciplinare, pubblicando diversi saggi e libri.
L’agronomo nord americano Klages (1928) pubblicò interessanti lavori a proposito della distribuzione delle colture in base a principi fisiologici; l’italiano Azzi (1928) presentò nel suo libro “Ecologia agraria” le basi concettuali, sviluppate anche in seguito in altri suoi lavori (Azzi 1942; 1956). In particolare egli si occupò della relazione tra i caratteri pedoclimatici e lo sviluppo, la crescita e la produzione delle colture. Entrambi questi studiosi, pur non utilizzando il termine agroecologia, ne furono comunque i pionieri. Tra gli anni ’30 e ’60 del secolo scorso, numerosi lavori scientifici utilizzarono il termine agroecologia o fecero ricorso e riferimento esplicito ai concetti ad essa collegati (Bensin 1930; Tischler 1965).
Dagli anni ’70 in poi, anche in risposta alla Rivoluzione Verde e alla conseguente intensificazione e specializzazione dell’agricoltura, si registrò un crescente interesse per l’ecologia applicata all’agricoltura. Fu in questo periodo che venne formulato e proposto il concetto di agroecosistema, inteso come ecosistema antropizzato (Odum 1969), ed iniziarono a crescere critiche e proposte di modifica della moderne agrotecniche (erlich 1966; meAdOws eT Al. 1972). Dagli anni ’80, inizialmente con Altieri (1989), in seguito con Gliessman (1997), l’agroecologia venne interpretata come un nuovo approccio finalizzato a coniugare la produzione e la conservazione delle risorse naturali e ad offrire, in questa ottica, strumenti di pianificazione e gestione sostenibile degli agroecosistemi. Gradualmente l’agroecologia contribuì a definire, con maggiore precisione, il concetto di sostenibilità applicato all’agricoltura (ThOmAs, KevAn 1993). È in questa fase che il termine biodiversità venne progressivamente utilizzato negli studi agroecologici (e.g. AlTieri 1999), e i termini suolo e paesaggio comparirono in alcune pubblicazioni (sTeiner, OsTermAn 1988), all’interno di un quadro sistemico analizzato alle diverse scale, dall’aziendale a quella territoriale. Nel corso del ventesimo secolo, con la continua evoluzione del significato di agroecologia intesa come disciplina scientifica, si assistette anche al cambiamento della sua identità. Secondo Wezel et Al. (2009), a partire dagli anni ’90, l’agroecologia assunse il nuovo ruolo di movimento e pratica applicata. In questo periodo, infatti, il termine cominciò a riferirsi ad un nuovo modo di considerare e interpretare l’agricoltura e le sue connessioni con la società. Inoltre, all’attività di ricerca, si affiancarono, in alcune sedi universitarie americane e europee, attività di formazione (FrAncis eT Al. 2011). Nel tempo l’agroecologia ha assunto sempre più un carattere interdisciplinare (dAlgAArd eT Al. 2003; BuTTel 2007), ed alle discipline originarie come l’agronomia e l’ecologia, se ne sono affiancate molte altre come la zoologia, la botanica, la fisiologia della produzione, la geografia e alcune del settore socio-economico.

Tratto da: Stefano Bocchi, Marta Maggi, Agroecologia, sistemi agro-alimentari locali sostenibili, nuovi equilibri campagna-città © 2014 Firenze University Press ISSN 2284-242X (online) n. 2, 2014, pp. 95-100

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