"Il pane non è un cibo naturale. È frutto di un lungo processo produttivo e tecnologico e di una raffinata civiltà alimentare, che ha imparato a controllare e utilizzare i segreti della natura. Il pane è una vera, grande invenzione, di cui solo l’uomo e nessun altro essere vivente, conosce il segreto."
Consigli per il consumo del pane
Acquisto del pane, occhio al prezzo
Vale la pena andare sempre alla ricerca di un buon panificio,
che garantisca la qualità e l’artigianalità del prodotto. In ogni caso
qualsiasi rivenditore è tenuto a esporre il prezzo del pane a peso: è
considerata frode la vendita di pane semi cotto, quindi più pesante per una
presenza di umidità che supera i limiti consentiti. È altresì vietata la
vendita del pane da venditori ambulanti.
Attenzione agli ingredienti!
Per pane si intende un prodotto ottenuto dalla cottura
totale o parziale di una pasta lievitata, preparata esclusivamente con gli
sfarinati di grano, acqua e lievito, con o senza l’aggiunta di sale. Per quanto
riguarda il pane confezionato, se cotto parzialmente, deve essere venduto in
confezioni singole, se precotto e surgelato deve riportare l’indicazione “surgelato”.
I grassi sono banditi dalla ricetta del pane, a meno che non si tratti dei pani
speciali.
Conservazione
Il pane si conserva fragrante per circa 12 ore, con oscillazioni
variabili specialmente in funzione del tipo di lievitazione. La lievitazione
naturale prevede l’uso della pasta acida, anche detta lievito madre o pasta madre.
Si tratta di un impasto di farina e acqua che spontaneamente si acidifica con
lieviti e batteri lattici naturali. È l’antico e tradizionale metodo che
prevede un lungo tempo di lievitazione, ma consente una conservazione più lunga
e una maggiore digeribilità.
Il pane a lievitazione naturale si può conservare per alcuni
giorni in un sacchetto di carta all’interno di uno di tela o semplicemente in
uno di tela se lo si ripone in frigo, per tempi più lunghi si consiglia di
riporlo in freezer. La lievitazione industriale è comparsa a metà
dell’Ottocento con l’uso del lievito di birra. A differenza di quello naturale,
il processo di lievitazione industriale è più breve. Questo però implica una
più veloce perdita di qualità del prodotto che si conserva preferibilmente
surgelato, all’interno degli appositi sacchetti per alimenti.
La scoperta del grano e della macinatura
In età preistorica, durante il Neolitico, gli uomini
iniziarono a coltivare i primi cereali, dei quali si servivano a integrazione
di una dieta costituita principalmente dai prodotti della caccia e dalla
raccolta di frutti spontanei. Scoperte archeologiche e archeobotaniche hanno
messo in luce nelle caverne chicchi di cereali e pietre che venivano utilizzate
per la macinatura. Si otteneva una sorta di farina, dall’aspetto scuro e
granuloso; questa veniva poi mescolata con l’acqua a formare un composto che si
suppone venisse consumato crudo. Probabilmente il caso volle che questo
impasto, lasciato inavvertitamente vicino al fuoco, si indurisse: dalla cottura
su superfici roventi nacquero i primi pani senza lievito.
Gli ebrei e gli egizi: la scoperta della lievitazione e del
forno per la cottura
Presso gli Ebrei, i cui forni erano del tutto simili a
quelli Egizi, il pane assunse un valore sacro, in particolare quello azzimo
(non lievitato), il cui utilizzo è simbolicamente legato alla fuga dalla
schiavitù e dall’Egitto degli antichi Ebrei guidati da Mosè verso la terra promessa.
Il frumento rappresentò per l’antica civiltà egizia la base dell’alimentazione.
La farina veniva mescolata con acqua e impastata a mano su
lastre di pietra o con i piedi in grandi giare. Dobbiamo agli Egizi la
fortunata scoperta del lievito: si vide che l’impasto di farina e acqua,
lasciato riposare, rigonfiava e il pane in cottura risultava più soffice.
Col tempo essi svilupparono anche delle raffinate tecniche
di cottura: da quella iniziale su pietre arroventate si passò alla copertura di
queste con vasi capovolti, e alla realizzazione di buche scavate nel terreno e
rivestite di pietre. I primi forni veri e propri erano in argilla, a forma di
cono, in modo da ospitare all’interno il fuoco e, sulla parete esterna, il
pane; in altri modelli il fuoco bruciava nella parte inferiore e il pane
cuoceva in quella superiore.
La panificazione presso i greci
Nell’antica Grecia, a causa della natura del terreno, la coltivazione
dei cereali non era molto diffusa, ma il consumo del frumento importato era
comunque abbondante e i Greci si specializzarono nelle tecniche di preparazione
di pani e focacce (se ne sono contati circa settanta tipi), i cui impasti
venivano arricchiti con olio, latte, vino, miele e aromatizzati con erbe e
spezie. Furono anche i primi a far passare l’arte della panificazione dalle
mani delle donne a quelle degli uomini: i fornai, infatti, lavoravano di notte
per assicurare pane fresco alla mattina. Ai Greci antichi si deve anche la
redazione del primo abbozzo di normativa relativa all’attività della
panificazione.
Il culto di Demetra
Il culto di Demetra, divinità femminile, figlia di Crono e
di Rea, era particolarmente sentito nelle zone rurali e legato alla venerazione
del pane come elemento cardine dell’alimentazione. Adorata dai Greci come la
Terra madre, Demetra donò all’umanità i cereali (da cui Cerere, il nome latino
della dea) e le tecniche di coltivazione della terra. Il più importante tempio
greco a lei dedicato fu quello di Elèusi, dove si celebravano i misteri
eleusini in concomitanza con la morte e la rinascita del grano.
Pane e pasta presso i romani: i fornai, il laganum e la
triyah
Dalla Grecia l’arte della panificazione arriva in Italia
tramite gli schiavi. I Romani perfezionarono le tecniche di macinazione e
iniziarono una proficua produzione di pane, istituendo forni pubblici dove
lavoravano i pistores (fornai) e variegando i tipi di pane con l’aggiunta alla
farina di ingredienti diversi. Il pane diviene così l’alimento per tutti.
Parallelamente, procede presso i Romani l’evoluzione dell’antenata
della pasta: ripreso dai Greci e dai più vicini Etruschi, il laganum latino
(dal greco laganon) definiva un foglio sottile di pasta, che veniva arrostita e
tagliata a strisce per essere infine insaporita in pentola assieme a legumi o
verdure. Dal laganum, che sembra venisse usato anche per confezionare piatti
come le odierne lasagne, si arriva alla vera e propria pasta dal significato moderno.
Il geografo arabo Al-Idrin nel 1154 documenta in Sicilia,
nella località di Trabìa, vicino Palermo, un cibo a base di farina in forma di
fili, chiamato triyah, dall’arabo “tari” cioè umido o fresco, oggi “tria” in
alcune cucine tradizionali del sud.
L’aratro e il mulino: evoluzione delle tecniche di
produzione
L’aratro, probabile invenzione dei Sumeri, nasce come un
attrezzo costituito interamente di legno; successivamente fu utilizzato il
ferro per costruire il vomere, rendendone più efficace l’uso. La vera
rivoluzione fu però l’introduzione del versoio, che rivoltava il terreno, dissodandolo,
per permetterne un migliore sfruttamento. In Inghilterra all’inizio del ‘700 comincia
la produzione dell’aratro interamente in ferro, che diventa così un prodotto industriale.
Altra innovazione tecnologica riguardò la possibilità di triturare i chicchi e ottenerne
farina sempre più raffinata. Si deve all’ingegnere militare Vitruvio, intorno
al 23 a.C., l’invenzione, descritta nel suo “De Architectura”, del mulino
azionato dalla forza dell’acqua, poi integrata con il vento, che andò a sostituire
le macine mosse da forza umana o animale, il cui utilizzo si protrasse comunque
per tutto il Medioevo.
Dal Medioevo alla Rivoluzione industriale
Durante il Medioevo, la cerealicoltura segna il passo per le
continue guerre e il conseguente abbandono dei campi; il pane tende a
impoverirsi, ma solo per i contadini, che lo producono, senza lievito e sale,
con avena e crusca. I feudatari, che controllano il territorio e la popolazione
attraverso il possesso dei forni e dei mulini, mangiano pane bianco di
frumento.
Il pane inizia a riflettere la classe sociale di
appartenenza. È durante il Rinascimento che si introduce il lievito di birra;
nel frattempo i maestri di paste alimentari, al pari dei mugnai e dei fornai,
si riuniscono in corporazioni. La pasta è ormai divenuta un alimento importante
e pratico, in quanto grazie all’essiccazione si conserva a lungo. I processi di
meccanizzazione della produzione di pane e pasta costituiscono la successiva
tappa volta a ottimizzare e velocizzare dei procedimenti ormai consolidati.
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