Xylella, un anno oltre l’emergenza: le 5 certezze da cui
ripartire
Tra tanti dubbi su come procedere oltre l'emergenza Xylella
nel 2016, ci sono almeno cinque certezze da cui dover ripartire per non perdere
il patrimonio olivicolo del Salento. Soprattutto, non ignorare più il “sapere
contadino”
LECCE (di T.C.)- Nel 2016, spetterà ai salentini rimboccarsi
le maniche e ridare alla terra l’equilibrio necessario per provare a frenare
l’avanzata del disseccamento rapido dell’olivo. Questa è la prima certezza, che
fa il paio con la seconda: gli ulivi non potranno essere abbattuti, né di forza
né di propria volontà per causa della Xylella, dopo la convalida del sequestro
da parte del gip Alcide Maritati, lunedì scorso.
Nel mare magnum delle ipotesi su batterio sì, no o forse;
nel clima avvelenato di un dibattito pubblico in cui, per ormai due anni, più
del confronto si è optato per lo screditarsi a vicenda; nel post stato di
emergenza, revocato con due mesi di anticipo, gli interrogativi restano tutti.
Ma c’è anche qualche certezza. Dunque, ora che si fa? Due giorni fa, il
Ministero delle Politiche agricole ha scritto alla Regione per porre la
domanda.
Di sicuro c’è che dovrà essere ripensato l’approccio al
problema: ed è questa la terza certezza da cui ripartire nel 2016. Perché le
indagini portate avanti dalla Procura si poggiano su un assunto, avallato anche
dal gip: la sola presenza del patogeno da quarantena non può giustificare
l’estirpazione delle piante, men che meno se si tratta di ulivi. E interventi
così massicci, compreso l’uso di pesticidi, come previsti dai Piani Silletti,
non possono essere applicati senza prima aver effettuato una valutazione dei
relativi impatti.
Dunque, come si procede? Non si potrà più puntare
sull’eradicazione del batterio, ormai insediatosi da troppo tempo, ma sulla
convivenza, rendendo più forti gli ulivi, ridando fertilità a campi resi
sterili dall’abuso di fitofarmaci, ritornando a potare con cura. A dare
indicazioni più precise dovranno essere i tecnici, quelli convocati nella task
force multidisciplinare della Regione, che dovrà iniziare a correre rendendo
più complessa l’alternativa ai tagli.
Ma non potranno e non dovranno essere solo loro: dovrà
essere recuperato il “sapere contadino” finora messo da parte. E questa è la
quarta certezza del nuovo anno sulla questione. Per millenni la cura
dell’oliveto è toccata agli agricoltori, che hanno accumulato una quantità
immensa di conoscenze, fondate su osservazioni ripetute nel tempo. Come insegna
l’esperienza di un genetista di fama mondiale come Salvatore Ceccarelli, si
tratta di un sapere soprattutto orale e informale, ignorato dalla scienza
moderna.
Anche nel caso dell’emergenza Xylella il copione si è
ripetuto, pari pari, arrivando a bollare come “stregoneria” la pratica
tradizionale.
Forse non basterà; forse dovrà essere integrata; forse, più
semplicemente, si dovrà insistere e si dovranno recuperare decenni di incoltura
per riequilibrare l’intero sistema dell’oliveto salentino e dare risposte. Ma
la dimenticanza ha dato nel frattempo una lezione: con l’indifferenza gli ulivi
sono destinati di sicuro a morire, al pari di un abbattimento. E questa è la
quinta certezza da cui ricominciare.
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