Un batterio che colpisce la pianta ma non il frutto. Una
ricerca scientifica, giunta al secondo anno di sperimentazione, commissionata
dal Consorzio di Tutela del kiwi di Verona al Centro Studi Agrea, società
veronese specializzata in fitoiatria che opera nell’ambito della ricerca e
sperimentazione in agricoltura, ha ottenuto, attraverso sperimentazioni in
campo, risultati interessanti e promettenti per contenere in modo significativo
l’infezione del batterio attraverso soluzioni contenenti sali di rame e attivatori
delle difese delle piante ma resta fondamentale una linea di difesa coordinata
da parte dei produttori per un’efficacia maggiore. Il batterio colpisce solo la
pianta del kiwi, non il frutto.
Ad oggi, la malattia si combatte unicamente con la
distruzione della pianta. Attualmente per questo batterio non esistono azioni
curative se non l’asportazione e la bruciatura della piante colpite (per tentare
di limitare l’inoculo ambientale) e per quanto riguarda la protezione
preventiva delle piante non risultano essere stati fin’ora individuati prodotti
o strategie efficaci. Molto importante,
quindi la sperimentazione messa in campo dal Consorzio di Tutela del kiwi di
Verona al Centro Studi Agrea, grazie al finanziamento tra gli altri della
Camera di Commercio e della Provincia di Verona, al fine di valutare i prodotti
o le strategie migliori per il contenimento della malattia che prevede
l’applicazione dei prodotti rivelatesi più promettenti direttamente in un campo
sperimentale allestito ad hoc. “La ricerca – ammette Fausto Bertaiola,
presidente del Consorzio di Tutela del kiwi di Verona – è nata dalla richiesta
degli agricoltori di conoscere cosa fare in concreto per prevenire il batterio.
Infatti, a livello nazionale e regionale sono in corso ricerche scientifiche
per risolvere il problema all’origine ma i risultati si avranno in tempi
medio-lunghi. Una volta individuati gli strumenti e stabilito che funzionano, è
di estrema importanza che questi siano utilizzati in modo sistematico su vasta
scala per avere una maggiore efficacia. In questo modo ci sono più probabilità
di raffreddare la malattia e portare avanti le coltivazioni”.
La sperimentazione di Agrea consiste in una prova in un
campo sperimentale parcellare a blocchi randomizzati con l’applicazione
ripetuta dei prodotti rivelatisi più promettenti, ossia sali di rame, un
attivatore delle difese della pianta e durante la fase della fioritura anche un
paio di batteri antagonisti. La prova si compone di circa 10 tesi, con 4-5
ripetizioni su una varietà di actinidia chiamata Hayward. Ciascun blocco è
costituito da 4 piante per un totale di circa 200 piante (10 prodotti in 4-5
ripetizioni). Il campo è sottoposto a infezione naturale per provvedere alla
sperimentazione dei prodotti. “La
realizzazione del campo sperimentale a Zevio (Vr) – sottolinea Lorenzo Tosi,
responsabile della ricerca, Agrea – segue un protocollo unico concordato e
condiviso da altre regioni che hanno già allestito campi sperimentali analoghi
(Emilia-Romagna, Piemonte e Lazio). I dati ottenuti sono così confrontabili e
complessivamente la ripetizione delle prove in diversi areali, con condizioni
pedoclimatiche differenti, permette di valutare la migliore strategia di
difesa. Consigliamo di effettuare i trattamenti dopo ogni pioggia. Il
trattamento, da fare soprattutto sulle piante sane ma anche su quelle malate,
ha una copertura di una decina di giorni, poi va ripetuto”.
(Fonte: Consorzio Tutela Kiwi di Verona)
Nessun commento:
Posta un commento