«Abbiamo fatto analizzare i rami infetti da un centro batteriologico della Siberia»
Erio Guandalini, titolare dell'azienda Agritalia, ha
commissionato una ricerca
I rami secchi degli ulivi colpiti dal batterio della
Xylella sono stati inviati in Siberia per essere analizzati da uno dei centri
batteriologici più famosi al mondo. L'iniziativa è stata portata avanti da
Erio Guandalini. a capo del zuppo "Agritalia" con sede in provincia di
Mantova. Un'azienda che ha scambi con il Salento per via della
commercializzazione dí prodotti sia da agricoltura biologica che
convenzionale.
«In uno dei mie viaggi nel Salento ho deciso di prendere dei
rami secchi e farli analizzare dal centro in Siberia che ci fornisce delle
analisi abitualmente - spiega Guandalini il motivo è cercare di capire come
fare per arginare l'epidemia».
In quale centro sono stati inviati i campioni?
«I centri di ricerca con i qua-li collaboriamo in Russia sono il "NPF'-
Issledovatelsky Tsentr. che si trova a Koltsovo (Regione dí Novosibírsk) ed è
diretto da Alexandr Ivanovich Lelyak. e l'Università Agraria Statale di
Novosibirsk, che ha come Capo di Dipartimento di Fitopatologia e di Sistemi di
Protezione delle piante. il professor Belyaev. Sono dei centri molto famosi
per la qualità delle loro ricerche».
In Siberia hanno già analizzato i rami
colpiti dalla Xylella?
«Sì. ma i risultati che abbiamo a disposizione dovranno
essere valutati anche dai ricercatori del Cnr dl Bari. Solo dopo potremo
diffonderli ufficialmente,»
Può anticiparci qualcosa?
«Posso dire che i ricercatori
russi hanno individuato gli antagonisti più forti per combattere il batterio
della Xylella e sono essenzialmente tre».
Saperlo cosa comporta?
«Che si può
cercare, ed è quello che proverò a fare non appena sarà possibile. di
sperimentare questi tre batteri come antagonisti in una determinata zona e
capire se e come funzionano».
Da cosa si deve cominciare?
«Dall'incrementare la flora microbica dei batteri
antagonisti e nello stesso tempo aumentare l'autodifesa della pianta.
Sfruttando gli stessi lavon scientifici che hanno fatto gli americani sulla
vite».
Non esiste, dunque, una cura?
«Questo no. Prodotti risolutivi non ne
esistono. ma si deve puntare solo su una metodica frenante. che deve essere
provata con un certo criterio È chiaro che bisogna fare una serie di prove e
creare delle fasce per ridurre la propagazione della malattia. La Xylella
fastidiosa è un batterio fitopatogeno, xilematico e asporigeno, e la sua
trasmissione non può avvenire mediante contatto o diffusione aerea, ma
esclusivamente da insetti‘.
Dall'analisi filogenetica è stato possibile constatare la collocazione genetica del
ceppo riscontrato nella provincia di Lecce, per cui è stato attribuita la
denominazione Xylella fastidiosa. subspecie pauca. ceppo "CoDiR0".
La Xylella
c'è sempre stata. solo che nel tempo succedono dei fenomeni che prendono il
sopravvento ed esplodono. Bisogna partire da questo concetto per poi cercare
dì capire come arginarla. partendo dall'aumentare l'autodifesa delle piante».
Cosa pensa dell'espianto, come imposto dall'Unione Europea?
«Lo svellimento
degli ulivi non serve a niente, perché i batteri si trovano su mille altre
cose. Eradicare significa distruggere un patrimonio inutilmente».
Fonte: Nuovo Quotidiano di Puglia del 29 agosto 2014
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