Avevo dimostrato con queste prove che era possibile
interagire con le piante per mezzo di preparati omeopatici, e avevo suggerito
un metodo pratico di intervento in grado di stimolare una risposta nella pianta
per opporsi alla malattia in corso. Avevo così individuato un metodo generale,
e non un rimedio specifico per il singolo caso.
Chiunque, con un minimo di pratica omeopatica, e sulla base
di quanto da me scritto qui e sulla tesi, potrebbe essere in grado di
sperimentare nella propria azienda, o nel proprio laboratorio, l'azione di un
rimedio omeopatico autoprodotto.
Sarebbe sufficiente preparare una coltura del microorganismo
patogeno puro, o (fuori dai laboratori) un triturato delle parti vegetali più
infestate dal parassita. Da questo preparato base occorrerebbe ottenere una
diluizione omeopatica della potenza desiderata, e somministrarla alle piante
mediante nebulizzazione dell'apparato fogliare (vedi appendice finale).
Luca Speciani, OMEOPATIA E AGRICOLTURA. Testo di 140 pagine
pubblicato nel 1987 dalla casa editrice CLESAV di Milano nella collana di
Agroecologia.
OMEOPATIA ANCHE PER LE PIANTE
A pochi chilometri da Milano qualcuno la sta già applicando
L'effetto "placebo", ovvero la guarigione per
suggestione, è una delle argomentazioni più diffuse tra i detrattori
dell'omeopatia. Argomentazione che cade completamente quando l'azione
omeopatica si dimostra efficace su animali e vegetali.
Il farmaco omeopatico ha un'azione "di messaggio",
che trasmette una particolare frequenza di vibrazione (in modo analogo
all'agopuntura, alla magnetoterapia, al soft laser), in grado di guarire se
sintonizzata sullo squilibrio dell'organismo malato.
Agisce su qualsiasi vivente (uomo, animale o vegetale) in
grado di captare utilmente l'energia trasmessa. Dobbiamo quindi aspettarci
un'efficacia anche sulle piante. Consapevoli del fatto che si sta lavorando con
rimedi "di messaggio", che al loro interno non presentano una formula
chimica, ma solo delle sostanze di partenza (le tinture madri) diluite e
dinamizzate.
Proprio a causa della sua "non chimicità", il
farmaco omeopatico presenta due interessanti peculiarità: residuo zero e
specificità di azione. Queste caratteristiche rendono particolarmente
interessante la sperimentazione in campo agricolo nell'interesse della salute
collettiva. Durante la mia tesi di laurea all'Istituto di Patologia Vegetale
dell'Università di Agraria di Milano ho ottenuto brillanti risultati nella cura
di piantine di fagiolo attaccate da parassiti fungini, somministrando per via
fogliare prodotti omeopatici (i cui risultati sono stati statisticamente
controllati al test di Student). Chi volesse approfondire l'argomento può
contattarmi direttamente presso il vivaio Clorofilla di Peschiera Borromeo
(3356032955) dove occasionalmente faccio uso di prodotti omeopatici e di rimedi
naturali, o chiedendo copia del volume "Omeopatia e agricoltura" alla
casa ed. Città Studi di Milano. Ho individuato infatti un metodo semplice e
pratico per la cura delle piante con l'omeopatia. Si tratta di somministrare
alle piante malate rimedi ottenuti dalla diluizione acquosa di parti malate
della pianta stessa (per le malattie fungine), oppure da diluizioni dell'agente
intossicante (concime, diserbante, ormone, rame), per le intossicazioni da
eccesso. Secondo il criterio isopatico da me sperimentato è possibile
affrontare parassitosi fungine, virali, batteriosi, tossicosi, con rimedi di
messaggio di basso costo, e a residuo zero. La sperimentazione è ancora lunga,
ma i risultati finora raggiunti sono più che incoraggianti. Azienda pubblica o
privata disposta a investire nel futuro cercasi.
Nessun commento:
Posta un commento