giovedì 7 agosto 2014

L'unica specie, diffusa nelle aree infette del Salento, per la quale è stata dimostrata la capacità di trasmettere il batterio: Philaenus spumarius L. (Saponari et al., 2014)



La Sputacchina media (Philaenus spumarius L.), appartenente ai Rincoti Omotteri, ha ina lunghezza di circa 5 mm, di colore tra il nerastro e il bruno chiaro. Di origine Europea la Sputacchina è ormai cosmopolita e può interessare centinaia di piante ospiti, anche se le dicotiledoni sembrano preferite, di poco, alle monocotiledoni (es. graminacee) e alle gimnosperme (es. conifere).


L'adulto ha un aspetto molto simile quello delle cicale ma è decisamente più piccolo. Le larve hanno la caratteristica di crearsi un “nido” di schiuma fatto di bolle di linfa del tutto simile ad uno sputo, questo serve a mantenere un ambiente umido atto ad evitare l'essiccamento della larva e a creare un ottimo nascondiglio nel quale l'animale, che si trova nella fase più delicata del suo ciclo vitale, si rifugia.
Mentre si nutrono della linfa delle piante, erbacee o arbustive, queste larve secernono dall'apertura anale una notevole quantità di un liquido vischioso, filante, che viene elaborato dalla cavità sternale. Questa si trova nella parte inferiore dell'addome ed è formata da due pieghe laterali della cuticola accostate l'una all'altra lungo una linea mediana e al suo interno si aprono gli stigmi (aperture delle trachee attraverso cui l'insetto normalmente respira). Da qui escono a tratti piccole quantità di aria che, come il soffio di cannuccia nell'acqua saponata, genera, a contatto con il liquido vischioso, piccole e numerosissime bollicine nelle quali dopo poco tempo la larva si troverà avvolta.
Immerse in questa spuma le larve compiranno le mute necessarie alla loro metamorfosi verso lo stadio finale di insetto adulto nel quale si trasformeranno definitivamente dopo essere uscite da tale “nido” protettivo.

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