Le piante risentono dell'effetto placebo o sono sensibili ai
farmaci omeopatici?
intervista alla Prof Lucietta Betti dell'Università di
Bologna http://www.unibo.it/SitoWebDocente/default.aspx?UPN=lucietta.betti%40unibo.it&View=CV
Questa settimana abbiamo intervistato la Professoressa
Lucietta Betti ricercatore confermato dal 1980 presso il Dipartimento di
Scienze e Tecnologie Agroambientali (DiSTA), Facoltà di Agraria, Università di
Bologna.
Dal 1993 è Professore Incaricato di Patologia vegetale e dal
2005 anche di Sistematica vegetale I presso la Facoltà di Scienze MM. FF. NN.,
Università di Bologna. ” è revisore per riviste internazionali
(Bioelectromagnetics, Planta, Complementary Therapies in Medicine, Homeopathy).
L’attività scientifica è documentata da oltre 100 articoli su riviste nazionali
e internazionali e dalla partecipazione come relatore ad invito a numerosi
congressi nazionali e internazionali
Da quanto tempo ti occupi di ricerca nell'ambito della
medicina omeopatica?
Ho cominciato le prime ricerche nel 1989, quindi da circa 20
anni.
Quali sono i lavori che consideri più interessanti tra
quelli da te pubblicati?
Penso che questi cinque lavori siano tra i più
significativi:
1)
Statistical analysis of the effect of high dilutions of arsenic in a large data
set from a wheat germination model. Br Hom J. 89: 63-67 :in questo
lavoro si mette in evidenza l’importanza fondamentale della dinamizzazione per
l’efficacia dei trattamenti omeopatici a diluizioni oltre il limite di
Avogadro: infatti As2O3 dH 45 presenta alta significatività rispetto al
controllo nella stimolazione della germinazione in vitro di semi di grano,
mentre l’arsenico diluito allo stesso livello ma non dinamizzato non presenta alcuna
differenza rispetto al controllo (Brizzi M, Nani D, Peruzzi M, Betti L. 2000.)
2)Effects
of homeopathic arsenic on tobacco plant resistance to TMV: theoretical
suggestions about system variability, based on a large experimental dataset. Homeopathy
92: 195-202 : in questo lavoro si mette in evidenza l’efficacia di trattamenti
omeopatici ad altissima diluizione su un modello fitopatologico costituito da
piante di tabacco inoculate con il virus del mosaico del tabacco (Betti L,
Lazzarato L, Trebbi G, Brizzi M, Calzoni GL, Borghini F, Nani D. 2003).
3) A
biostatistical insight into the As2O3 high dilution effects on the rate and
variability of wheat seedling growth. Forsch Komplementärmed Klass
Naturheilkd; 12: 277–283 : in questo lavoro si mette in evidenza l’efficacia di
trattamenti omeopatici ad altissima diluizione sulla crescita in vitro di
plantule di grano; questo modello è stato riprodotto da un gruppo di
ricercatori svizzeri che hanno anch’essi ottenuto risultati significativi (
Brizzi M, Lazzarato L, Nani D, Borghini F, Peruzzi M, Betti L. 2005).
4) The role
of variability in evaluating ultra high dilutions effects: considerations based
on plant model experiments. Forshende komplementarmedizin 14: 301-305 :
in questo lavoro si mette in evidenza che i trattamenti omeopatici sembrano
avere un’influenza anche sulla variabilità del sistema (Nani D., Brizzi M.,
Lazzarato L., Betti L. 2007).
5) The
efficacy of ultramolecular aqueous dilutions on a wheat germination model as a
function of heat and ageing-time. Evid-based Compl Alt
doi:10.1093/ecam/nep217 : in questo lavoro si mette in evidenza che l’efficacia
dei trattamenti omeopatici ad altissima diluizione tende ad aumentare nel tempo
e si mantiene anche sottoponendo i trattamenti stessi a riscaldamento fino a
70°C (Brizzi M, Elia V, Trebbi G, Nani D, Peruzzi M, Betti L. 2010)
Quali sono stati i tuoi stupori da scienziata di fronte ai
risultati strani e difficili da interpretare che hai riscontrato nel corso dei
tuoi studi?
Quando mi sono accorta che con trattamenti omeopatici ad
altissima diluizione si potevano ottenere risultati significativi e ripetibili
ho sentito “traballare” tutte le mie certezze scientifiche. Questo però mi ha
stimolato ad andare avanti perché penso che la “curiosità” sia l’atteggiamento
giusto per chi si occupa di scienza.
Da botanica pensi che le piante possano risentire
dell'effetto placebo?
Assolutamente no, per cui questo è uno dei vantaggi dell’uso
di modelli vegetali per la ricerca di base in omeopatia. Tali modelli
permettono inoltre di lavorare con una grande base di dati e quindi di
applicare una corretta ed approfondita analisi statistica; non presentano
problemi di tipo etico e le sperimentazioni sono effettuabili con costi e tempi
limitati.
Quali sono le tue considerazione sulla medicina omeopatica e
come vedi il suo futuro?
L’approccio omeopatico è sicuramente molto interessante da un
punto di vista scientifico, anche perché apre la ricerca sulle incredibili e
ancora in gran parte sconosciute proprietà dell’acqua. Certo il lavoro da fare
per tentare di capire il meccanismo d’azione dei trattamenti omeopatici è
tantissimo e purtroppo ci sono pochi ricercatori impegnati su questi aspetti.
Da scienziata come vedi il dibattito e la forte detrazione
nei confronti dell'omeopatia?
Mi sembra che purtroppo tale dibattito non scaturisca da
interesse e volontà di conoscere, ma piuttosto sia supportato da interessi
economici ed accademici e quindi non “produttivo”.
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