"CERANO, LECCESI HANNO DIRITTO AD UNA RAPPRESENTANZA"
Lotta all'inquinamento: il consigliere Solero ha presentato un ordine del giorno per muovere sindaco e Giunta a continuare a chiedere di sedere al tavolo interistituzionale. "Enel silente e passiva"
Lotta all'inquinamento: il consigliere Solero ha presentato un ordine del giorno per muovere sindaco e Giunta a continuare a chiedere di sedere al tavolo interistituzionale. "Enel silente e passiva"
LECCE – Della centrale a carbone brindisina di Cerano si torna a parlare anche a Lecce, a seguito di un ordine del giorno presentato dal consigliere di maggioranza Vittorio Solero, capogruppo di An-Pdl, con l’intento d’impegnare sindaco e Giunta “a proseguire la politica delle buone prassi sul versante della mobilità ecosostenibile ed in generale in tema di diffusione di utilizzo delle fonti rinnovabili”, ma anche al fine di “intraprendere ogni utile azione nei confronti di Regione e Governo affinché gli incidano positivamente nei confronti di Enel a chiedere ed ottenere l’immediato abbattimento della movimentazione del carbone, in pieno rispetto allo spirito e gli intendimenti del vertice di Copenhagen”. Solero intende inoltre muovere l’amministrazione leccese “a ribadire presso la Regione Puglia la necessitò di attivare il registro tumori dell’area jonico-salentina, ancora non fruibile” e coinvolgere, oltre all’ente regionale, anche Arpa, Università, centri di ricerca perché si possa garantire un “costante monitoraggio e un capillare sistema di controlli sui terreni circostanti e non alla centrale, sull’aria, per accertare eventuali sforamenti delle emissioni massiche e la possibile ricaduta sul territorio delle polveri sottili provenienti da Cerano”, in modo, eventualmente, da “intervenire in ipotesi di violazione della normativa sul versante ambientale”. La questione rilanciata da Solero riguarda anche la possibilità d’intrapresa di “protocolli d’intesa con Provincia o altri enti” per sviluppare “idonei sistemi di controllo per stabilire la tracciabilità e rintracciabilità degli alimenti di origine vegetale ed animale”. L’obiettivo, in questo caso, sarebbe quello di “scongiurare che prodotti di origine zootecnica allevata e prodotti ortofrutticoli, coltivati su aree limitrofe e non alla centrale, possano essere immessi nella catena alimentare”. Infine, il consigliere di centrodestra afferma la necessità di una rappresentanza leccese attorno al tavolo interistituzionale, “capace di tutelare, esprimere e garantire gli interessi del territorio e dell’intera comunità leccese”. Il consigliere ripercorre le tappe che l’hanno spinto a promuovere quest’ordine del giorno. Ricordando che il 12 aprile del 2007 “in tema di produzione energetica derivante dall’impiego del fossile nella centrale Federico II a Cerano ed i suoi possibili effetti negativi sulla salute e sull’intero ecosistema, si tenne un Consiglio comunale monotematico”. Il consesso fu allargato ad esperti del mondo medico e scientifico ed emerse quadro non proprio esaltante dello stato della qualità dell’aria, oltre ad un dato epidemiologico che lo stesso Solero definisce “allarmante”. Si pose in evidenza il fatto che, anche Lecce, “per effetto dei venti, parimenti a quanto accade per l’intera area nord-salentina, non è sottratta all’effetto dei fumi e delle polveri emessi dalla centrale di Cerano”. Il 28 novembre dello stesso anno, poi, “venne approvata una mozione che esprimeva l’indirizzo, di promuovere la ricerca, lo studio e l’incentivazione di fonti energetiche rinnovabili, di sensibilizzare la Regione al fine di ottenere percentuali di abbattimento della movimentazione del carbone e di riduzione dei fumi prodotti da Cerano, di rendere funzionale il registro tumori dell’area jonico-salentina”. Il 14 marzo del 2008 la questione ritornò in Consiglio comunale, e nell’occasione furono approvati due ordini del giorno, “poi racchiusi in un unico documento – ricorda il consigliere -, che riprendeva, con l’individuazione di intendimenti concreti, il tema del risparmio energetico, e contestualmente ribadiva l’attuale opportunità di procedere all’immediata riduzione dell’emissione nell’atmosfera di fumi e polveri da combustibili da fonti insediate nell’area industriale di Brindisi”. Ancora, il 13 giugno dello scorso anno, dal Consiglio comunale di Lecce partì un parere contrario “alla realizzazione del megaporto carbonifero, un’infrastruttura invasiva, la cui realizzazione a sud di Brindisi, non solo aggraverebbe ulteriormente il procedimento di erosione della costa già in atto, ma avrebbe anche il sicuro effetto di aumentare l’attuale movimentazione del carbone”, sottolinea. L’11 dicembre scorso, e siamo dunque ormai ad oggi, il sindaco Paolo Perrone ha formalmente e pubblicamente espresso “la volontà di essere presenti al già costituito tavolo negoziale tra Enel ed istituzioni locali brindisine, per esprimere le esigenze della comunità ed essere partecipe alla trattativa in corso”. Cerano, questione sempre aperta, torna prepotentemente alla ribalta anche alla luce del summit di Copenhagen sul clima, il cui intendimento è di ottenere l’abbattimento di CO2 nell’atmosfera. A tale proposito, Solero ricorda che il 27 febbraio scorso, il Comune di Lecce è stato premiato “in tema di diffusione ed utilizzo delle fonti rinnovabili per le politiche locali e le buone prassi messe in atto in vista del raggiungimento degli obiettivi europei del 2020”, secondo “dati offerti dal rapporto 2009 di Legambiente”. Resta il problema di Cerano, “situata a pochi chilometri a nord di Lecce”, la quale, “è ritenuta tra le più grandi ed inquinanti centrali in Europa (estratto da studi pubblicati da Sole 24 ore), rappresenta la maggiore fonte di emissioni di CO2 in Italia, con i suoi 14.372.364 di tonnellate annui (dati Ines 06 – inventario nazionale delle emissioni e delle loro sorgenti)”. E le emissioni non sono solo di CO2, “ma anche gas e polveri dal camino, dalla movimentazione e dallo stoccaggio del carbone, secondo alcuni radioattivo e di cui, peraltro, non è dato conoscere la qualità, tutte sostanze che a breve e lungo termine sono nocive alla salute umana”, ribadisce Solero. E “inevitabilmente parte delle emissioni della centrale investe la provincia di Lecce. Infatti, la prevalenza di venti provenienti dai quadranti settentrionali fa si che polveri di carbone stoccati all’aperto e fumi emessi dal camino della centrale si disperdano verso sud, investendo oltre il territorio della provincia di Brindisi anche quello della provincia di Lecce”. Il consigliere di centrodestra cita anche, con preoccupazione, l’ultimo rapporto regionale realizzato dall’Arpa Puglia, sulla base dei dati Ines. “Tra la centrale Federico II, l’Ilva, l’Edison – dice -, la concentrazione di inquinanti industriali in atmosfera della Puglia è la più alta a livello nazionale e non è dato escludere che il territorio leccese subisca, almeno in parte, gli effetti di un grave inquinamento a distanza: dal 2002 al 2006, infatti, nella nostra provincia si registra un aumento considerevole di emissioni di CO2 e CO, precisamente da 765.450 tonnellate /a di CO2 nel 2002, si passa a 1.018.493 nel 2006, e da 1116,8 tonnellate /a di CO nel 2002 a 1960,2 nel 2006”. E, al di là delle ricadute su un territorio a vocazione turistica, secondo Solero, che cita apertamente il dottor Giuseppe Serravezza, presidente della sezione provinciale della Lilt sez. prov. di Lecce “non può sottacersi che il 90 per cento dei tumori sono da causa ambientale: dagli stili di vita individuali, dalla presenza di cancerogeni dell’aria che respiriamo, dall’acqua che beviamo, nel cibo che mangiamo dipende il nostro rischio di ammalarci. Ed oggi si ammala sempre più gente, anche in fasce di età sempre più giovani, fino a ieri risparmiate dalla malattia”. Emerge, dunque, più che mai, l’esigenza di una rappresentanza leccese. “Tale presenza – spiega Solero - garantirebbe la necessaria democratica interlocuzione con Enel e le altre istituzioni locali brindisine, a garanzia degli interessi, della salute, dell’ambiente del territorio e dell’intera comunità leccese. Trattative e convenzioni ci riguardano da vicino, e non possono continuare a vederci spettatori passivi. Allo stato è inaccettabile subire passivamente le conseguenze di decisioni assunte su altri tavoli senza essere presenti, partecipi ed arbitri del nostro territorio e del nostro destino. Gli effetti dei fumi e delle emissioni, le possibilità di ampliamento, le deturpanti infrastrutture già realizzate a sud di Brindisi non si conciliano con l’offerta turistica del territorio, con le esigenze e le aspettative degli operatori. E pur in presenza del summit in corso, dei contenuti del protocollo di Kioto, del decreto 20/20/20, dei tavoli interistituzionali e delle trattative in atto, ignorando la crescente mobilitazione generale dei cittadini, oggi, ancor più che in passato, preoccupati per il proprio stato di salute e per il futuro dei loro figli, l’Enel continua ad esprimere un atteggiamento silente e passivo, ignorando le richieste espresse”.
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