EST - Copenhagen,Focsiv:Migliore risposta è agricoltura piccola scala
Roma, 17 dic (Velino) - L’agricoltura di piccola scala, già applicata da miliardi di contadini nel mondo, è la risposta migliore per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici. È quanto sostiene il segretario generale della Foocsiv, Sergio Marelli, da Copenaghen dove si trova per seguire i lavori del Vertice. Se da una parte, infatti, “si stima che i mercati locali e la filiera corta possano ridurre le emissioni del dieci per cento - spiega Marelli – dall’altra, l’agricoltura biologica può immagazzinare il 28 per cento in più di carbonio nel suolo”. È questo, quindi, “il modello agricolo che va sostenuto e incentivato – dice Marelli -, altrimenti la terra rischia di diventare il tappeto sotto cui seppellire le tonnellate di CO2 che non riusciamo a ridurre, insieme alla salvaguardia di miliardi di contadini nel mondo”.
La valutazione della Focsiv in merito all’ultima bozza del gruppo di lavoro sull’estensione del Protocollo di Kyoto arriva nell’attesa di capire come si risolveranno i negoziati e sposta l’attenzione dalle misure per la riduzione delle emissioni a quelle che consentono la cattura di CO2 suscitando gravi preoccupazioni sull’utilizzo della terra e sui modelli agricoli che ne potrebbero derivare. Il suolo contiene tre volte la quantità di carbonio presente nell’aria, il che fa dell’agricoltura il settore principale di intervento per le misure di immagazzinamento di carbone. La nuova bozza apre a possibilità di contabilizzare le riduzione ottenibili, ma con il rischio di incentivare pratiche agricole di dubbio effetto ecologico, dal momento che l’effetto di mitigazione di una foresta viene equiparato a quello di una qualsiasi monocoltura arborea, con le conosciute ricadute sociali che un tale modello di produzione comporta per le comunità locali.
In particolare, “la possibilità prevista dall’accordo di poter commercializzare queste quote all’interno del Clean development mechanism (Cdm), potrebbe favorire l’agrobusiness e il fenomeno di accaparramento delle terre da parte di soggetti interessati ad ottenere il massimo vantaggio commerciale dalle vendite dei diritti d’emissione” commenta il segretario generale della Focsiv. Inoltre, invece di concentrarsi su un cambio di questo modello di produzione, che si è rivelato insostenibile, così si lascia la possibilità a chi ha guadagnato con pratiche agricole inquinanti di guadagnare ancora con il business della riduzione delle emissioni.
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Roma, 17 dic (Velino) - L’agricoltura di piccola scala, già applicata da miliardi di contadini nel mondo, è la risposta migliore per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici. È quanto sostiene il segretario generale della Foocsiv, Sergio Marelli, da Copenaghen dove si trova per seguire i lavori del Vertice. Se da una parte, infatti, “si stima che i mercati locali e la filiera corta possano ridurre le emissioni del dieci per cento - spiega Marelli – dall’altra, l’agricoltura biologica può immagazzinare il 28 per cento in più di carbonio nel suolo”. È questo, quindi, “il modello agricolo che va sostenuto e incentivato – dice Marelli -, altrimenti la terra rischia di diventare il tappeto sotto cui seppellire le tonnellate di CO2 che non riusciamo a ridurre, insieme alla salvaguardia di miliardi di contadini nel mondo”.
La valutazione della Focsiv in merito all’ultima bozza del gruppo di lavoro sull’estensione del Protocollo di Kyoto arriva nell’attesa di capire come si risolveranno i negoziati e sposta l’attenzione dalle misure per la riduzione delle emissioni a quelle che consentono la cattura di CO2 suscitando gravi preoccupazioni sull’utilizzo della terra e sui modelli agricoli che ne potrebbero derivare. Il suolo contiene tre volte la quantità di carbonio presente nell’aria, il che fa dell’agricoltura il settore principale di intervento per le misure di immagazzinamento di carbone. La nuova bozza apre a possibilità di contabilizzare le riduzione ottenibili, ma con il rischio di incentivare pratiche agricole di dubbio effetto ecologico, dal momento che l’effetto di mitigazione di una foresta viene equiparato a quello di una qualsiasi monocoltura arborea, con le conosciute ricadute sociali che un tale modello di produzione comporta per le comunità locali.
In particolare, “la possibilità prevista dall’accordo di poter commercializzare queste quote all’interno del Clean development mechanism (Cdm), potrebbe favorire l’agrobusiness e il fenomeno di accaparramento delle terre da parte di soggetti interessati ad ottenere il massimo vantaggio commerciale dalle vendite dei diritti d’emissione” commenta il segretario generale della Focsiv. Inoltre, invece di concentrarsi su un cambio di questo modello di produzione, che si è rivelato insostenibile, così si lascia la possibilità a chi ha guadagnato con pratiche agricole inquinanti di guadagnare ancora con il business della riduzione delle emissioni.
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