venerdì 4 dicembre 2009

La salute e la sicurezza del lavoro nei campi


La salute e la sicurezza del lavoro nei campi
di Antonio Bruno

Il DECRETO LEGISLATIVO 9 aprile 2008 , n. 81 - Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro -http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/0D78BF49-8227-45BA-854F-064DE686809A/0/20080409_Dlgs_81.pdf

sancisce che la tutela della salute e la sicurezza dei lavoratori è una specifica competenza del
Servizio Sanitario Nazionale. Ognuno di noi percorrendo le strade del nostro Salento può osservare lavoratori agricoli che sono intenti a potare i nostri secolari e altissimi alberi d’olivo e, da come si può osservare, non c’è molta sicurezza in quella modalità operativa. Ciò che la legge prevede non si trasforma in iniziative concrete volte ad attuarla. Noto invece che si continua nell’atteggiamento di disimpegno e di abdicazione al ruolo importante e centrale di coordinamento e di promozione delle attività a tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro che la Regione dovrebbe svolgere attraverso l’azione dei suoi organismi centrali e periferici (AUSL), rinunciando così, ancora una volta, a svolgere quella importante e centrale funzione che il DPCM 17.12.07 assegna alle Regioni.
C’è quindi necessità del presidio, e questo non può che richiamarci alla responsabilità. Noi Dottori Agronomi e Dottori Forestali per primi dovremmo sentirci chiamati in causa. E’ un po’ come la notizia dell’altro giorno di Anni Ye, così piccola e così innocente, una bambina di 11 anni che è morta per «esalazione da solvente», in un laboratorio diroccato a Macerata dove tre cinesi lavoravano forse assieme a lei le tomaie per l’industria delle scarpe, fra le macchine da cucire arrugginite e dei materassi accatastati vicino a una pressa appena rischiarata da una luce misera e stenta che pende ancora adesso dal soffitto. Noi Dottori Agronomi e Dottori Forestali ce lo chiediamo sempre quando paghiamo con pochi Euro adesso 2,50 PER UN LITRO D’OLIO oppure quando paghiamo poco la pasta. Forse dietro a quel prezzo così ridotto ci sono bambini che lavorano nei campi e se io Dottore Agronomo o Dottore Forestale compro quell’olio o quel pane o quella pasta avallo tutto questo e ne sono corresponsabile. Invece molto spesso c’è da parte di tutti noi un atteggiamento bifronte, da una parte chiediamo sicurezza per noi e dall’altra compriamo prodotti che costano troppo poco per non aver il sospetto che stiamo finanziando chi per produrre gli alimenti usa bambini o mette a rischio della vita i lavoratori.
Il Decreto 81 ha sdoganato Salute e Sicurezza nelle Campagne dal Tecnicismo e ha sancito che bisogna fermare l’attenzione sull’organizzazione del lavoro in agricoltura a cui portare assistenza e in questa mia nota intendo dimostrare che noi Dottori Agronomi e Dottori Forestali siamo chiamati a fare questo poiché gli unici in possesso delle competenze necessarie.
C’è necessità da parte nostra di presidiare in tutti i contesti di lavoro agricolo il concetto di tutela e per farlo solo noi Dottori Agronomi e Dottori Forestali siamo a conoscenza del bagaglio culturale e di certe abitudini del lavoratore agricolo che, pur essendo efficienti, non sempre sono sinonimo di procedure in sicurezza.
C’è bisogno del collegamento con i lavoratori delle campagne e si dovrebbe trasformare la frase che nel decreto recita “di norma l’organo di controllo sente i rappresentanti dei lavoratori delle campagne” con un “l’organo di controllo DEVE sentire i rappresentanti dei lavoratori delle campagne”.
Nelle nostre realtà frammentate ci sono le parti datoriali per quanto riguarda i braccianti agricoli ma molto spesso c’è una sorta di lavoro autonomo nelle forme della conduzione in comodato o di coltivatore diretto che vanno tutelate. E come?
Bisogna mettere in atto un modello partecipato che diventa salute e sicurezza. In agricoltura c’è il problema delle procedure del lavoratore in sicurezza. Per far lavorare in sicurezza c’è bisogno di FORMARE tutti! Il datore di lavoro e i lavoratori e questo può essere fatto solo da chi conosce le procedure produttive ovvero da noi Dottori Agronomi e Dottori Forestali.
Nessun azienda agricola e nessun agricoltore può dire che non si occupa di sicurezza. Per quanto riguarda gli infortuni in agricoltura è evidente che la cultura della sicurezza non è ancora entrata e dai dati emerge che gli infortuni riguardano o i molto anziani o i molto giovani. Per gli anziani a volte è un vanto che il nipote a 11 anni già guida il trattore ma ciò è un atto che può diventare drammatico in caso di infortunio.
E che dire delle sostanze chimiche contenute nei prodotti che usano i nostri agricoltori? I dati INPS ci dicono che ogni anno in Italia muoiono 170.000 persone per Tumore anche a voler ammettere che il 5% all’anno di queste persone muoiono per sostanze chimiche assunte nel loro lavoro significherebbe ammetter che OGNI ANNO MUOIONO 8.000 PERSONE DI TUMORE CHE E’ STATO CAUSATO DALLA MANCANZA DI SICUREZZA NEL LAVORO. Solo che questo non fa fare i titoli ai giornali.
Per quanto riguarda la formazione dei lavoratori agricoli bisognerebbe prevedere almeno 18 ore di formazione prima dell’inizio del lavoro fatte da Dottori Agronomi e Dottori Forestali. Questo per smettere una volta per tutte di interpretare la formazione come l’assolvimento di un obbligo inoltre dopo le 18 ore ci dovrebbe essere una verifica se c’è stato un cambiamento di comportamento da parte del lavoratore. Soprattutto basta con l’organizzazione di corsi fatti da persone che vanno in un aula per parlare della SICUREZZA IN GENERALE.
Il Decreto 81 prevede che nel programma di formazione siano presenti le PROCEDURE AZIENDALI. Siccome queste cambiano solo i Dottori Agronomi e Dottori Forestali essendo a conoscenza di tutte le novità sono abilitati a esercitare la formazione in Agricoltura.
Nel caso degli extracomunitari non si può solo tradurre qualche manuale generico o la cartellonistica ove sia presente. Bisogna capire che c’è una differente percezione del rischio tra noi Italiani e gli Africani o gli Asiatici. Noi Dottori Agronomi e Dottori Forestali siamo chiamati a cogliere la percezione del rischio degli extra comunitari e a verificare la comprensione della lingua.
Il Decreto 81 prevede la bilateralità tra lavoratori e parte datoriali e obbliga alla pariteticità. L’INAIL dovrebbe riscoprire la prevenzione e spero che questa mia nota motivi gli Organi del Conaf e la Federazione Regionale a cui è spedita per un incontro per stabilire una azione congiunta anche con le Regioni che veda i Dottori Agronomi e Dottori Forestali formatori per la sicurezza nel mondo agricolo.
La presenza dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali porterebbe a una diversa visione dell’ergonomia tradizionale uomo – macchina – ambiente di lavoro, darebbe impulso a prendere in esame la tipicità del lavoro nelle diverse fasce d’età. Ad esempio chi cade dagli alberi è quasi sempre un anziano meno frequente è che cadano i giovani.
I Dottori Agronomi e Dottori Forestali sono gli unici titolati ad effettuare la valutazione dei rischi del lavoro agricolo e che inoltre tengono conto della differenza di genere per i lavori agricoli.
In conclusione propongo l’avvio urgente di piani mirati nel comparto agricolo già indicato a maggior rischio: “agricoltura-selvicoltura, cancerogeni” e il potenziamento delle attività di prevenzione e promozione della salute dei lavoratori agricoli attraverso un accordo con la Regione, l’INAIL e l’INPS che veda nella veste di formatori i Dottori Agronomi e Dottori Forestali.

Nessun commento:

Posta un commento