venerdì 11 dicembre 2009

Orto Botanico di Lecce Parla il Prof. Silvano Marchiori


Dall' inizio di questo secolo, secondo i dati della Fao, e' scomparso il 75 per cento della "diversita' genetica delle colture agricole", cioe' di vecchie specie di frutta, verdura, cereali, e cosi' via. In Italia, terzo produttore mondiale di frutta, la situazione non e' diversa. Basti un esempio. All' inizio del 1700 in Toscana esistevano 116 varieta' di arance e limoni, 10 di albicocche, 26 di pesche, 66 di ciliegie, 30 di fichi, 53 di mele, 109 di pere, 75 di susine e 75 di uve. Un secolo dopo erano 200 in meno. E oggi? Mentre l' ingegneria genetica fa meraviglie inventando pomodori che durano mesi e asparagi che crescono nel deserto, il patrimonio mondiale delle specie vegetali si sta impoverendo velocemente, perche' ormai conviene solo produrre, con sistemi intensivi, quelle che rendono di piu' . La tutela della biodiversita' e' importante non solo per motivi storici e culturali ma anche perche' nelle vecchie varieta' ci possono essere fattori genetici di resistenza utili per salvaguardare e migliorare le coltivazioni attuali, consentendo inoltre di limitare l' uso di pesticidi e di altre sostanze chimiche nocive per la salute e per l' ambiente. C' e' da sperare che il progressivo risveglio ecologico dei consumatori e la crescente domanda di prodotti "naturali" favoriscano il successo di chi si sta impegnando in questa direzione.
Intervista A
Silvano Marchiori
(Università di Lecce – DiSTeBA)
D: Quali sono gli obiettivi e il ruolo del progetto orto botanico e la relazione sul
suo lavoro di partenariato riguardo l’area mediterranea in Albania?
D: Quali sono le sue esperienze sulle zone umide costiere e le sue idee riguardo la
loro conservazione e il loro ripristino?
R: L’INTERREG II era nato nella zona mediterranea e dei Balcani con lo scopo di
provvedere alla conservazione della biodiversità vegetale.
E’ opinione condivisa dai maggiori esperti del settore che le istituzioni preposte alla
conservazione della biodiversità vegetale siano gli orti botanici.
Si pensava di creare un orto botanico a Lecce e di potenziare quello esistente a Tirana,
in Albania, operando sinergicamente tra i due perché la conservazione della
biodiversità vegetale aveva simili problematiche su entrambe le sponde dell’Adriatico.
Infatti lungo le coste dei due paesi è presente una vegetazione mediterranea fortemente
sottoposta alle azioni antropiche legate al turismo (spiagge, villaggi, porti turistici),
all’industria (Manfredonia, Bari, Brindisi) ed alla portualità commerciale ad esse
legate), all’inquinamento (industriale, urbano ed agricolo).
L’orto botanico è in grado di operare per la salvaguardia delle specie vegetali sia in
situ che ex situ, con collezioni di specie rare e/o in pericolo di estinzione e di specie
strutturanti le principali vegetazioni mediterranee che consentono di provvedere e
fornire materiale di ripristino e restauro ambientale.
L’orto botanico attualmente collabora con il comune di Lecce nel restauro ambientale
di alcune zone umide costiere: la salvaguardia o il ripristino del cordone dunale, la
regolamentazione del flusso idrico tra il mare e la laguna che regola il fragile
equilibrio di questo ecosistema mettendo in pericolo le specie più sensibili (quelle rare
o in via di estinzione). In particolare nello stagno di Acquatina ha fornito le specie per
il restauro del cordone dunale, mentre a Rauccio è intervenuto in opere di sistemazione
ed ampliamento del bosco.
In altro sito della provincia di Lecce, nel comune di Vernole, in un’area umida di
interesse internazionale (SIC e Zona di Protezione Speciale delle Cesine), l’orto
botanico ha provveduto alla reintroduzione di una specie rara, Periploca graeca, che
era stata distrutta da un incendio.
L’importanza del restauro effettuato dall’orto botanico sta nel fatto che gli individui
utilizzati sono tutti ottenuti da piante madri di ecotipi prelevati nella zona di intervento
in modo da evitare qualsiasi tipo di inquinamento genetico.
L’obiettivo del progetto è quello di dotare gli orti botanici di Lecce e di Tirana di
collezioni in grado di fornire materiale vegetale per il restauro di ogni habitat e per la
reintroduzione di specie estinte presenti nel territorio di competenza.

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