giovedì 10 dicembre 2009

Specchia e Presicce a forte rischio frana


Al questionario di Ecosistema 2009 somministrato a 48 amministrazioni comunali pugliesi, rispondono solamente in 19. Specchia tace. Presicce caso a parte
La Puglia a forte rischio di frana
Nell’elenco delle località, solo due (Specchia e Presicce) sono salentine

• Veronica Valente
In Puglia, su 48 comuni considerati ad alto rischio idrogeologico dal ministero dell’Ambiente e
dall’UPI, 44 sono a rischio frana (tra cui Presicce e Specchia in provincia di Lecce), 1 a rischio alluvione e 3 a rischio frana e alluvione. Da queste cifre ha preso il via “Ecosistema rischio 2009”, indagine condotta da Legambiente e dal Dipartimento della protezione civile, i cui risultati sono stati presentati ieri mattina a Bari da Francesco Tarantini, presidente dell’Associazione in Puglia dove era presente Fabiano Amati, assessore alle Opere Pubbliche della Regione.
La ricerca si è svolta somministrando un questionario alle amministrazioni comunali, ma solo in 19 (quindi il 40% del totale) hanno dato risposte complete. Il Comune di Specchia è invece tra quelli che non ha risposto alle domande di Ecosistema. I dati si riferiscono quindi a 17 comuni, poiché gli altri due (tra cui Presicce) saranno trattati separatamente, in quanto gli uffici comunali hanno dichiarato di non avere strutture in aree a rischio, il che giustifica parzialmente il non essersi attivati in azioni di prevenzione e pianificazione. Rientrano nella classe di merito di insufficienza i comuni
di: Canosa di Puglia, Lucera, Rocchetta Sant’Antonio, Mesagne, Candela, Biccari, Celenza Valfortore, Castelluccio Valmaggiore, Pietramontecorvino, Sant’Agata di Puglia, Castelnuovo della Daunia, Casalnuovo Monterotaro, Spinazzola, Celle di San Vito, Deliceto. Mentre sono solo due i comuni che svolgono un sufficiente lavoro di mitigazione del rischio idrogeologico: Chieuti e Roseto Valfortore. Riguardo gli interventi di delocalizzazione sia di abitazioni che dei fabbricati industriali delle aree a rischio, si sono attivati solo tre Comuni Canosa di Puglia, Sant’Agata di Puglia e Casalnuovo Monterotaro, dato allarmante se si considera che nel 88% dei comuni
pugliesi monitorati sono presenti abitazioni a rischio, nel 53% interi quartieri, nel 71% fabbricati
industriali e nel 35% strutture ricettive. di informazione rivolte alla popolazione e il 59% dei comuni dispone di una struttura di protezione civile operativa h24. “Nella classifica delle regioni in cui è presente la maggiore percentuale di comuni con abitazioni e industrie in aree a rischio idrogeologico la Puglia è la terza, preceduta da Sicilia e Toscana. Nel dossier si legge una situazione migliore riguardo l’organizzazione del sistema locale di protezione civile, fondamentale per salvare la popolazione ad evento già in corso. Il 76% dei comuni si è dotato di un piano d’emergenza e il 65% lo ha aggiornato negli ultimi due anni. Solo nel 12% dei casi sono state organizzate attività chiara il presidente di Legambiente Puglia - A questo si aggiunge che solo il 12% dei comuni pugliesi monitorati svolge un buon lavoro di mitigazione del rischio idrogeologico. I dati confermano - continua Tarantini - come tanta strada sia ancora necessario percorrere per una piena sicurezza della popolazione da frane e alluvioni, visto il ritardo con cui troppe amministrazioni locali avviano interventi mirati ad attività di prevenzione e pianificazione per una corretta gestione del territorio. Per di più la situazione è aggravata dagli effetti dei mutamenti climatici che comportano fenomeni meteorologici caratterizzati da intense precipitazioni concentrate in periodi di tempo brevi”. Dall’indagine emergono anche i limiti delle amministrazioni, che secondo Tarantini “possono intervenire con attività ordinarie, quali la pianificazione urbanistica, gli interventi di delocalizzazione di abitazioni e di altri fabbricati dalle aree a rischio, la manutenzione delle sponde dei corsi d’acqua e delle opere idrauliche, ma anche attraverso la redazione dei piani di emergenza, che devono essere aggiornati e conosciuti dalla popolazione, nonché attraverso l’organizzazione locale di protezione civile, per garantire soccorsi veloci ed efficaci in caso di emergenza”. Resta elevato il pericolo frane e alluvioni in Italia. Guardando ai dati su scala nazionale pubblicati nel dossier di Legambiente “Ecosistema
Rischio 2009”, l’immagine del nostro paese non è certamente rosea. Emergono forti
ritardi nella prevenzione e ancora troppo cemento lungo i corsi d’acqua e in prossimità
di versanti franosi e instabili. Nel 79% dei comuni coinvolti nell’indagine si trovano abitazioni
in aree esposte a pericolo di frane e alluvioni, nel 28% dei casi sono presenti interi quartieri e nel 54% fabbricati e insediamenti industriali. Nel 20% dei comuni campione d’indagine in aree classificate a rischio idrogeologico sono presenti strutture sensibili o strutture ricettive turistiche
e nel 36% dei comuni non viene ancora realizzata una manutenzione ordinaria delle sponde. Nonostante sia così forte l’urbanizzazione delle zone a rischio, appena il 7% delle amministrazioni comunali ha provveduto a delocalizzare le abitazioni e solo nel 3% dei casi sono stati avviati interventi di delocalizzazione dei fabbricati industriali. Nel 15% dei comuni mancano ancora
i piani urbanistici che prevedono vincoli all’edificazione delle aree a rischio idrogeologico.
La situazione pugliese positiva riguardo l’organizzazione del sistema di protezione civile
si è riscontrata tale anche in altri comuni. Dati alla mano, l’82% delle amministrazioni comunali
possiede un piano d’emergenza da mettere in atto in caso di frana o alluvione e nel 54% dei casi i piani sono stati aggiornati negli ultimi due anni, mentre nel 64% dei comuni esiste una struttura di protezione civile operativa in modalità h24. In occasione della presentazione dell’indagine avvenuta ieri mattina a Roma, a cui ha partecipato il capodipartimento della protezione civile Guido Bertolaso, il responsabile nazionale della Protezione civile di Legambiente Simone Andreotti, il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza ha sollevato alcune questioni. “Abusivismo e cementificazione priva di regole non sono, purtroppo, solo un’eredità del passato ma una realtà da combattere ogni giorno - ha affermato - e il Piano Casa recentemente approvato dalle Regioni in molti casi peggiora la situazione accrescendo i rischi, perchè può consentire nuove deroghe senza alcun rispetto per le regole della prevenzione del rischio idrogeologico”. (Ver.Val.)
Fonte Il Paese Nuovo del 10 dicembre 2009

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