Vincenzo Tremolizzo l'ex Presidente Provinciale COLDIRETTI: Il fotovoltaico? È terra sottratta all’agricoltura, terra buona che può essere utilizzata meglio
Campi di Puglia business energia di TONIO TONDO
Le cifre sono da capogiro. Ventinovemila megawatt di eolico, quattromila di fotovoltaico, poi ci sono le biomasse. La febbre delle energie alternative scuote la Puglia, dal Subappennino dauno a Santa Maria di Leuca. Miliardi di investimenti che, in realtà, sarà difficile reperire nella grave crisi finanziaria. La Puglia cambia pelle? E con la pelle rischia di cambiare anche l’anima? Il primato delle fonti energetiche, sbandierato dai politici, è destinato a sostituire la leadership nelle produzioni agricole? Gli agricoltori cambieranno mestiere?
«Se tutti i progetti andassero in porto - dice un dirigente della Regione - avremmo l’area europea più intasata dalle torri eoliche. Per il fotovoltaico, poi, servirebbero 120mila ettari». Per impiantare i pannelli solari occorrerebbe una su perficie sei volte la città di Lecce, un’area grande quanto Roma. La crisi dell’economia ha accelerato le richieste. Le gravi difficoltà della manifattura e dell’agricoltura stanno con centrando l’interesse sui settori assistiti da aiuti e in centivi pubblici. L’energia al ternativa, con i certificati verdi, è uno di questi settori.
La Puglia è diventata una sorta di Eldorado per gli in vestitori nelle fonti alternative. Aziende europee e del Nord hanno scoperto la regione come la nuova frontiera delle pale e dell’energia solare.
Dice Giuseppe Scagliola, direttore della Coldiretti di Foggia: «Il vero imprenditore agricolo non si fa trascinare dalle mode. Il suo lavoro è passione e vita insieme. È vero, la crisi ci sta mettendo a dura prova, ma il nostro obiettivo è rafforzare il ruolo dell’impresa agricola nella filiera del valore dei prodotti, non già di abbandonare le aziende agli investitori nel solare o peggio nell’eolico».
Il Subappennino è una delle aree più ventose d’Europa. Qui gli aerogeneratori raggiungono un’alta produttività. I piccoli Comuni del Subappennino sono stati i primi a convertirsi alle fonti alternative. «Le royalties - osserva Scagliola - fanno gola a tutti. Ai sindaci, in primo luogo, che così ri solvono i problemi di bilancio, ma anche ai proprietari di terreni che spesso non sono gli agricoltori, cioè persone che vivono in azienda. Dell’agri coltura non importa nulla al professionista che ha ereditato oppure acquistato la terra. È pronto subito ad affittare la campagna. I veri imprenditori non tradiscono la loro voca zione».
Nelle stanze della regione circolano pensieri differenziati. C’è chi è contento del primato, c’è chi è più preoccupato delle conseguenze. Di «economia verde» (green economy) si parla in tutto il mondo. Oba ma punta a ridare smalto agli Stati Uniti proprio partendo dalle fonti alternative. La Germania costruisce torri e pannelli. Davide Pellegrino, dirigente del settore energia, è l’uomo che sta cercando di dare una razionalità alla strategia. «In primo luogo - sostiene - occorre ricordare che gli investimenti sono spinti dai certificati ver di, finora abbastanza generosi. Fino al 31 dicembre 2010 non cambierà molto, poi si dovrà aspettare la rimodulazione de gli incentivi. Con la legge regionale 31 abbiamo fissato al cuni vincoli per impedire la proliferazione degli impianti anche nelle aree di pregio am bientale, come parchi, oasi, zone umide e di interesse comunitario. Questa parte della legge è stata impugnata dal governo. Ma costruire un’economia verde richiede una politica più organica e incisiva, un ruolo pubblico più attivo».
La Regione non ha molti strumenti per impedire o pianificare torri e pannelli. Non può modificare la legge dello Stato che considera gli impianti energetici di interesse pubblico. Ma può stabilire un regime di aiuti così attraenti da modificare i comportamen ti degli attori economici, in primo luogo degli enti locali. «Dobbiamo legare gli incentivi all’efficienza energetica e alla solarizzazione degli edifici» sostiene deciso Pellegrino. L’economia verde la si può realizzare se si sviluppano attività tecnologiche e produttive con nuove figure professionali in dispensabili alla filiera, dall’azienda che produce pannelli, all’artigiano che li monta e all’operaio specializzato che cura la manutenzione.
«Gli aiuti previsti dai Por - dice Pellegrino - li daremo a chi promuove e sviluppa questa filiera». Niente soldi a chi sottrae terra alla campagna. Il Salento è la terra del sole e della luce. Per primi lo hanno capito quelli del Nord. A Scorrano (Lecce), sui 45 ettari di masseria Miggianello sta nascendo il più grande parco fotovoltaico d’Italia. L’iniziativa è di un gruppo veneto. Dice Enzo Tremolizzo, stimato agricoltore di Carpignano, nell’Otrantino: «È terra sottratta all’agricoltura, terra buona che può essere utilizzata meglio. Purtroppo, non sappiamo valorizzare il nostro territorio, malgrado i tanti pro clami», Eppure, nella campa gna non tutto è immobile. «Mio figlio Cosimo - aggiunge Tremolizzo -, laureato in biologia, ha deciso di lavorare in azienda. Un segnale importante, una sorta di inversione di tendenza. Noi non abbiamo mai pensato di smobilitare, mal grado le difficoltà. L’agricoltura è una grande risorsa. Se poi la integriamo con il turismo faremo il salto decisi vo».
Nei pressi dell’azienda di Tremolizzo, in contrada Canfore, è nato un parco di 7 torri eoliche, proprio fra gli oliveti secolari. Il rumore delle pale, le ombre lunghe, tutto è cambiato. Lì vicino c’è un agriturismo ben avviato. Prima del parco venivano in tanti, ora molto di meno. «Anch’io - dice Tremolizzo - volevo ristrutturare un fabbricato rurale, adesso ovviamente non più». È un caso, quello di contrada Canfore? No, lo stesso sta per accadere nel Parco dei Paduli, un’area di pregio paesaggisti co nel cuore del Salento. La morsa è sempre la stessa: royalties per i Comuni con le casse vuote e affitti di 10mila euro a ettaro a proprietari assenteisti
Campi di Puglia business energia di TONIO TONDO
Le cifre sono da capogiro. Ventinovemila megawatt di eolico, quattromila di fotovoltaico, poi ci sono le biomasse. La febbre delle energie alternative scuote la Puglia, dal Subappennino dauno a Santa Maria di Leuca. Miliardi di investimenti che, in realtà, sarà difficile reperire nella grave crisi finanziaria. La Puglia cambia pelle? E con la pelle rischia di cambiare anche l’anima? Il primato delle fonti energetiche, sbandierato dai politici, è destinato a sostituire la leadership nelle produzioni agricole? Gli agricoltori cambieranno mestiere?
«Se tutti i progetti andassero in porto - dice un dirigente della Regione - avremmo l’area europea più intasata dalle torri eoliche. Per il fotovoltaico, poi, servirebbero 120mila ettari». Per impiantare i pannelli solari occorrerebbe una su perficie sei volte la città di Lecce, un’area grande quanto Roma. La crisi dell’economia ha accelerato le richieste. Le gravi difficoltà della manifattura e dell’agricoltura stanno con centrando l’interesse sui settori assistiti da aiuti e in centivi pubblici. L’energia al ternativa, con i certificati verdi, è uno di questi settori.
La Puglia è diventata una sorta di Eldorado per gli in vestitori nelle fonti alternative. Aziende europee e del Nord hanno scoperto la regione come la nuova frontiera delle pale e dell’energia solare.
Dice Giuseppe Scagliola, direttore della Coldiretti di Foggia: «Il vero imprenditore agricolo non si fa trascinare dalle mode. Il suo lavoro è passione e vita insieme. È vero, la crisi ci sta mettendo a dura prova, ma il nostro obiettivo è rafforzare il ruolo dell’impresa agricola nella filiera del valore dei prodotti, non già di abbandonare le aziende agli investitori nel solare o peggio nell’eolico».
Il Subappennino è una delle aree più ventose d’Europa. Qui gli aerogeneratori raggiungono un’alta produttività. I piccoli Comuni del Subappennino sono stati i primi a convertirsi alle fonti alternative. «Le royalties - osserva Scagliola - fanno gola a tutti. Ai sindaci, in primo luogo, che così ri solvono i problemi di bilancio, ma anche ai proprietari di terreni che spesso non sono gli agricoltori, cioè persone che vivono in azienda. Dell’agri coltura non importa nulla al professionista che ha ereditato oppure acquistato la terra. È pronto subito ad affittare la campagna. I veri imprenditori non tradiscono la loro voca zione».
Nelle stanze della regione circolano pensieri differenziati. C’è chi è contento del primato, c’è chi è più preoccupato delle conseguenze. Di «economia verde» (green economy) si parla in tutto il mondo. Oba ma punta a ridare smalto agli Stati Uniti proprio partendo dalle fonti alternative. La Germania costruisce torri e pannelli. Davide Pellegrino, dirigente del settore energia, è l’uomo che sta cercando di dare una razionalità alla strategia. «In primo luogo - sostiene - occorre ricordare che gli investimenti sono spinti dai certificati ver di, finora abbastanza generosi. Fino al 31 dicembre 2010 non cambierà molto, poi si dovrà aspettare la rimodulazione de gli incentivi. Con la legge regionale 31 abbiamo fissato al cuni vincoli per impedire la proliferazione degli impianti anche nelle aree di pregio am bientale, come parchi, oasi, zone umide e di interesse comunitario. Questa parte della legge è stata impugnata dal governo. Ma costruire un’economia verde richiede una politica più organica e incisiva, un ruolo pubblico più attivo».
La Regione non ha molti strumenti per impedire o pianificare torri e pannelli. Non può modificare la legge dello Stato che considera gli impianti energetici di interesse pubblico. Ma può stabilire un regime di aiuti così attraenti da modificare i comportamen ti degli attori economici, in primo luogo degli enti locali. «Dobbiamo legare gli incentivi all’efficienza energetica e alla solarizzazione degli edifici» sostiene deciso Pellegrino. L’economia verde la si può realizzare se si sviluppano attività tecnologiche e produttive con nuove figure professionali in dispensabili alla filiera, dall’azienda che produce pannelli, all’artigiano che li monta e all’operaio specializzato che cura la manutenzione.
«Gli aiuti previsti dai Por - dice Pellegrino - li daremo a chi promuove e sviluppa questa filiera». Niente soldi a chi sottrae terra alla campagna. Il Salento è la terra del sole e della luce. Per primi lo hanno capito quelli del Nord. A Scorrano (Lecce), sui 45 ettari di masseria Miggianello sta nascendo il più grande parco fotovoltaico d’Italia. L’iniziativa è di un gruppo veneto. Dice Enzo Tremolizzo, stimato agricoltore di Carpignano, nell’Otrantino: «È terra sottratta all’agricoltura, terra buona che può essere utilizzata meglio. Purtroppo, non sappiamo valorizzare il nostro territorio, malgrado i tanti pro clami», Eppure, nella campa gna non tutto è immobile. «Mio figlio Cosimo - aggiunge Tremolizzo -, laureato in biologia, ha deciso di lavorare in azienda. Un segnale importante, una sorta di inversione di tendenza. Noi non abbiamo mai pensato di smobilitare, mal grado le difficoltà. L’agricoltura è una grande risorsa. Se poi la integriamo con il turismo faremo il salto decisi vo».
Nei pressi dell’azienda di Tremolizzo, in contrada Canfore, è nato un parco di 7 torri eoliche, proprio fra gli oliveti secolari. Il rumore delle pale, le ombre lunghe, tutto è cambiato. Lì vicino c’è un agriturismo ben avviato. Prima del parco venivano in tanti, ora molto di meno. «Anch’io - dice Tremolizzo - volevo ristrutturare un fabbricato rurale, adesso ovviamente non più». È un caso, quello di contrada Canfore? No, lo stesso sta per accadere nel Parco dei Paduli, un’area di pregio paesaggisti co nel cuore del Salento. La morsa è sempre la stessa: royalties per i Comuni con le casse vuote e affitti di 10mila euro a ettaro a proprietari assenteisti
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