mercoledì 2 dicembre 2009

Affrontare la desertificazione e i cambiamenti climatici con l’agricoltura!



Affrontare la desertificazione e i cambiamenti climatici con l’agricoltura!
di Antonio Bruno

Il Prof Carlo Giupponi, Università di Venezia Ca’ Foscarie Andrea Povellato, INEA nella splendida cornice del Castello di Carlo V a Lecce per la 2° Conferenza Economica Nazionale della CIA http://www.cia.it/cia/ che chiede Più Agricoltura e la chiede dicendo che è il futuro che vogliamo hanno tenuto una bella relazione avente per titolo “L’adattamento dell’agricoltura ai cambiamenti climatici ed alla scarsità delle risorse idriche”.
Il Prof Carlo Giupponi http://www.cmcc.it/web/public/dottorato_Venezia è docente di Gestione delle risorse naturali nell'Università Ca' Foscari di Venezia, collabora con la Fondazione Eni Enrico Mattei come coordinatore del Programma di Ricerca "Natural Resources Management". Si occupa prevalentemente di gestione di risorse idriche e di valutazione integrata in studi a carattere ambientale e territoriale.
Per capire di cosa si intende per cambiamenti climatici il Prof. Carlo Giupponi spiega che se normalmente la pioggia si distribuisce nell’arco dell’anno ed e ECCEZIONALMENTE per un periodo abbastanza lungo non piove allora ci troviamo di fronte alla SICCITA. Ma se la mancanza di precipitazioni atmosferiche si ripete negli anni non ci troviamo più di fronte ad un evento eccezionale ma possiamo certamente affermare che si tratta di un cambiamento climatico.
Proprio alla luce di questa definizione possiamo affermare con certezza che il clima sta cambiando
Ma questo cambiamento avviene con incertezza e tale situazione determina la necessità di un adattamento. L’agricoltura, ha detto il Prof. Carlo Giupponi, può svolgere rispetto ai cambiamenti climatici molteplici ruoli nel campo della mitigazione.
Quindi le politiche possibili rispetto ai cambiamenti climatici che stanno andando verso la direzione di meno precipitazioni atmosferiche e che quindi si dirigono verso la desertificazione, sono prevalentemente di adattamento, nel senso di adottare colture e tecniche di coltivazione in aridocoltura che si riverberano su un minor consumo di risorsa idrica.
Le sinergie che possono attivarsi riguardano l’agricoltura che, com’è noto, interagisce con le risorse idriche e con le risorse energetiche.
Quindi il Prof. Carlo Giupponi ha precisato che il clima per noi cambia e determina delle conseguenze che, nel nostro caso, sono da ascriversi a un impoverimento delle risorse idriche e per far fronte a tale situazione vi è la necessità di un adattamento che sinteticamente è rappresentato dal RITORNO ALL’ARIDOCOLTURA. Peraltro tale tecnica di coltivazione è familiare al Salento che dopo la Riforma Fondiaria e le grandi opere di adduzione delle acque dalla Basilicata ha potuto mettere in atto l’agricoltura irrigua.
LA MITIGAZIONE invece riguarda quei processi che immettendo sostanze nell’ambiente contribuiscono a determinare i cambiamenti climatici. L’effetto serra è uno di queste conseguenze che l’agricoltura contribuisce a determinare specificamente con le emissioni del settore zootecnico. Inoltre l’agricoltura può determinare una mitigazione anche delle emissioni di CO2 con il SEQUESTRO DELLA CO2 ad opera della forestazione.

Per le emissioni in zootecnia la mitigazione può essere messa in atto attraverso la loro riduzione.
Nel campo dell’energia l’agricoltura sappiamo che contribuisce con la quota delle bioenergie che si sente dire potrebbe addirittura essere aumentata. Il Prof. Carlo Giupponi ha detto che quando abbattiamo un ettaro di foresta nel sud est asiatico per impiantare palme da cui ricavare l’olio ci vogliono 423 anni affinché quell’ettaro di foresta si ricostituisca. Questo è un altro esempio di necessità di governo, di coordinamento: le centrali europee a biomasse che sono alimentate con olio di palma di importazione. Per piantare le colture necessarie a produrre quell’olio di palma, in alcune zone del Sud-Est asiatico sono state abbattute estensioni enormi di foresta pluviale, il nostro miglior alleato nell’assorbire l’anidride carbonica dall’aria. E’ chiaro che l’olio di palma non va solamente nelle centrali a biomasse, anzi la maggior parte è destinata a diventare grassi per l’industria alimentare, ma siamo sicuri che le centrali a olio siano un’arma efficace per difendere il clima? 423 anni non sono davvero tanti per ricostituire qualcosa che abbiamo già?

Poi il Prof. Carlo Giupponi ha parlato di vulnerabilità http://it.wikipedia.org/wiki/Vulnerabilit%C3%A0 , resilienza http://it.wikipedia.org/wiki/Resilienza e rischio http://it.wikipedia.org/wiki/Rischio . A uqesto proposito ha annunciato che la tendenza per la risorsa idrica è di una diminuzione del 50% nel 2070. L’impatto atteso in Europa riguarda il Sud Europa in cui si prevede una diminuzione delle precipitazioni atmosferiche (piogge e quindi acqua) e un aumento della temperatura. Tale situazione non è attesa nel Nord Europa.
Tale circostanza, ha detto il Prof. Carlo Giupponi, è fonte di rischi e di opportunità. Si deve tener conto alla tipicità, ovvero delle combinazioni pedo – climatiche con la quale valutare rischi e opportunità perché e del tutto ragionevole affermare che in funzione di questa riduzione della disponibilità idrica vi sarà una riduzione delle risorse e un aumento dei conflitti per l’acqua.
Detto questo vi è da prendere in considerazione le possibili soluzioni al probabile problema della riduzione della risorsa idrica. Vi è la necessità di una gestione integrata dell’acqua in prospettiva dei Cambiamenti climatici. La vulnerabilità si riduce con il risparmio idrico se noi facciamo seguire alla riduzione del 50% della risorsa idrica un risparmio del 50% della stessa risorsa avremo risolto il problema. Ma soprattutto, ha detto il Prof. Carlo Giupponi, bisogna abbandonare l’ottica della gestione della crisi e passare alla gestione del rischio che rappresenta una strategia derivante dalle previsioni del rischio che possono essere fatte.
Vi è la necessità di aumentare la resilienza http://it.wikipedia.org/wiki/Resilienza ovvero la capacità del territorio di adattarsi rispetto allo stress esterno proveniente dai cambiamenti climatici. Esiste un menu di soluzioni, ha detto il Prof. Carlo Giupponi, e soprattutto vi è la necessità di creare dei sistemi che siano resistenti all’instabilità con azioni di INAZIONE o di ADATTAMENTO.

In conclusioni affinché l’agricoltura rappresenti un fattore di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici vi è la necessità che la collettività la consideri oltre che impresa economica anche UN IMPRESA CHE FORNISCE SERVIZI AMBIENTALI.

*Dottore Agronomo (Esperto in diagnostica urbana e territoriale titolo Universitario International Master’s Degree IMD in Diagnostica Urbana e territoriale Urban and Territorial Diagnostics).


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