mercoledì 2 dicembre 2009

Carrubo: si adatta anche ai terreni più difficili e ha uno spirito di tenacia e perseveranza.



Carrubo: si adatta anche ai terreni più difficili e ha uno spirito di tenacia e perseveranza.
di Antonio Bruno

Siamo passeggeri a bordo della stessa nave, la terra, e non dobbiamo
permettere che faccia naufragio.
(Michail Gorbaciov)


Il verde urbano è uno degli elementi dell’ambiente e deve essere in relazione con il paesaggio. Per migliorare la qualità della vita delle nostre cittadine è fondamentale che si sviluppi il verde urbano è questo è un auspicio anche della Carta di Aalborg.
C’è una disciplina che si interessa del verde urbano e che in Inghilterra si chiama urban forestry (letteralmente “forestazione urbana”), l’area verde sono un oasi di ruralità nell’ambito urbano in pratica è un inserimento della bellezza e pace che ispira il paesaggio rurale all’interno di un “arido urbano”.
Una parte significativa di verde all’interno di una città o paese è quello scolastico che deve essere sia un polmone verde per la scuola che una fonte di osservazione naturalistica per i nostri ragazzi che in questo modo possono conoscere il mondo vegetale.
Sarebbe opportuno che in ogni nostro paese e quindi anche a San Cesario di Lecce si realizzasse un orto urbano (oltreoceano si parla di urban agricolture) per favorire un movimento della riscoperta di un agricoltura self-made tale agricoltura darebbe alle città e ai paesi come beneficio l’evapotraspirazione che consente una sensibile mitigazione della temperatura estiva.
Tutto questo è ancora più urgente per favorire il processo di consapevolezza di cibi sani e genuini che derivano dal nostro territorio. Questa consapevolezza potrebbe essere propedeutica a un consumo consapevole a chilometri zero poiché siamo favoriti dal clima grazie al quale non è difficile l’ottenimento di produzioni agroalimentari da primato in tutte le stagioni.
La Bibbia racconta che il Figlio Prodigo mangiava solo Carrube ritornando alla casa paterna e ovunque si richiama al Carrubo il Pane di San Giovanni, poiché dice la leggenda che il Battista non prendeva altro alimento che il frutto di questo albero. A chi gli chiese il perché, rispose che quell'albero, essendo lunare, andava nella sua evoluzione a trasformarsi in solare, del quale era simbolo il Battesimo e la Redenzione.
La Terra di Lecce è una porzione di territorio ricco di panorami paesaggistici stupendi ed incantevoli. In questa terra cultura, natura e tradizioni sono gli ingredienti di un risultato gustoso di bellezza. Ancora oggi se guardiamo i posti della terra di Lecce possiamo gustarne l’inviolata rusticità che in alcuni tratti sfiora le vette della natura incontaminata e selvatica.
Una porzione di selvatico può essere ammirata a San Cesario di Lecce nella Piazza principale del paese dove sono stati piantati due magnifici alberi di Carrubo.
Siccome trovo in questa pianta molte similitudini con la mia filosofia ho apprezzato molto il responsabile (a me ignoto) della scelta di queste due piante. Il Carrubo ha percorso lo stesso tragitto della stampa e della carta che sono giunte nel continente europeo attraverso gli arabi che le importarono dall'Asia minore,. Mi assomiglia molto perché il Carrubo è una pianta che si adatta anche ai terreni più difficili e ha uno spirito di tenacia e perseveranza. La sua longevità dimostra una gran voglia di vivere.
Mi sento molto suggestionato dalla pianta del carrubo poiché i suoi frutti necessitano di un lungo periodo di maturazione, così come la mia vita che ha richiesto altrettanto tempo. I risultati del lavoro del carrubo sono preziosi e ricchi di contenuti, così come quelli della mia vita e così come penso anche della vostra. Le foglie persistenti fanno sì che la pianta non si spogli mai del proprio fascino, adornando inoltre il paesaggio circostante.
Il Carrubo (Ceratonia siliqua), conosciuto come pane di S.Giovanni; appartiene alla famiglia delle Leguminoseae (sottofamiglia Ceasalpinioideae) e al genere Ceratonia che comprende la sola specie Ceratonia siliqua. Il nome della specie deriva per metà dal greco keràtion (=piccolo corno) e per metà dal latino siliqua (=baccello)., i semi sono detti Karati in quanto utilizzati per pesare le pietre preziose e l’oro. Dai semi inoltre si ricava una farina utilizzata nella preparazione di budini, gelatine, marmellate giacché possiede un potere addensante. Il germe, ricco di proteine, è utilizzato per la produzione di prodotti dietetici per i diabetici. Il frutto, lomento (deriva da ovario monocarpellare plurispermio, è suddiviso in una serie di logge monosperme chiuse che possono essere anche piene di polpa a circondare il seme, si apre trasversalmente. Da alcuni viene considerato una modificazione del legume), è un legume di tipo particolare, indeiscente (si dice indeiscente il frutto che, anche giunto a completa maturazione, non si apre spontaneamente per fare uscire il seme), che matura dopo un anno dalla fioritura. Il legno, duro e pesante, fornisce carbone, legna da ardere ed è sfruttato per l’ebanisteria e la costruzione d’attrezzi agricoli.
La pianta del carrubo è antica e nobile ma dobbiamo prendere atto che è trascurata. Da lontano potrebbe essere confuso con il Leccio ( la nostra quercia) soprattutto per via del colore verde scuro delle sue foglie. Ma se osservate con maggiore attenzione e da vicino gli alberi di Carrubo nella Piazza antistante al palazzo Ducale Marulli a San Cesario di Lecce potrete distinguere nettamente la forma delle foglie che, pur essendo coriacee come quelle del Leccio, sono composte da più foglioline disposte su due file e innestate sull'asse centrale della foglia ed in numero pari (in termine tecnico: paripennate).
Dal punto di vista ecologico, siccome non ha nessuna preferenza per i terreni può sopravvivere in quelli più poveri ed inospitali e, malgrado ciò, di riesce a sviluppare enormi tronchi perfino quando affonda le radici nelle spaccature delle rocce in definitiva il Carrubo sopporta la siccità, i terreni sassosi, a bassa fertilità o a elevato contenuto di calcare
I Fenici ne hanno diffuso la coltivazione in Terra di Lecce poiché l’ area di origine della specie è il Mediterraneo orientale. Ma furono gli arabi che scoprirono che tutti i semi del Carrubo hanno la particolare caratteristica di avere sempre un peso costante (1/5 di grammo). Gli arabi hanno indicato la pianta col nome di Kharrub o Charnub e hanno utilizzato per primi i semi detti carati (dall’arabo qirat) come unità di misura delle pietre preziose.
Fino agli anni ‘60 il Carrubo veniva coltivato e se ne traeva un buon reddito poiché i suoi frutti venivano impiegati nell’alimentazione del bestiame e per la produzione di alcool dalla distillazione della polpa di carrube.
Il carrubo è una specie con Piante che producono fiori maschili e fiori femminili. Nell’arredo urbano è preferibile utilizzare le piante con fiori maschili per evitare la produzione delle carrube. Inoltre per il poderoso apparato radicale bisogna, nel porre a dimora l’albero, considerare che diverrà maestoso e che allo stesso modo si svilupperà l’apparato radicale.
Il Carrubo è un albero sempreverde e le Carrube sono una valida risorsa per i celiaci, poiché prive di glutine. Possono essere utilizzate in cucina in sostituzione del cioccolato.



Alcune ricette con le carrube
La carruba viene usata per la produzione di farina ottenuta da semi e polpa, di carcao, succedaneo del cacao, e di gomma addensante, usata in pasticceria.

I frutti sono ricchi di fibre, di vitamine del tipo A, D, B1, B2 e B3, e minerali, quali calcio, potassio, rame e manganese.
Inoltre, grazie alle sostanze pectiche tannini presenti, le carrube hanno proprietà curative e astringenti, e l'elevato contenuto di fibre conferisce loro un potere altamente saziante.
Il sapore dei frutti si avvicina un po' a quello del cioccolato.
Il carrubo è coltivato, in ordine di produzione, da Spagna, Italia, Marocco, Portogallo e Grecia.
Di seguito indico alcune ricette in cui è possibile utilizzare la farina di carrube, reperibile nei supermercati forniti. In ogni caso, essa può essere utilizzata al posto del cacao in qualsiasi ricetta. Per quanto riguarda i frutti, invece, possono essere consumati anche al naturale, ma sono di difficile reperibilità fuori dei territori in cui l'albero cresce spontaneo.

Pasta alla farina di carrube
Ingredienti:
250 gr di farina 00
50 gr di farina di carruba
3 uova

Preparazione
Mescolate i due tipi di farina e disponeteli a cratere su un ripiano. Al centro mettete le uova e impastate tutti gli ingredienti fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo.

Torta alla carruba
Ingredienti:
150 gr di farina
100 gr di farina di carrube
250 gr di zucchero
3 uova
1 bustina di lievito
1 bustina di vanillina
1 bicchiere di latte

Preparazione
Impastate tutti gli ingredienti in un terrina. Imburrate una teglia e cospargetela di farina. Versate il composto e infornate a 180° per mezz'ora circa.

Crema di carrube
Ingredienti:
150 gr di nocciole sgusciate
50 gr di farina di carrube
1 cucchiaio di cacao amaro
4 cucchiai di zucchero a velo
latte q.b.
Mettete gli ingredienti in un frullatore. Mettete il composto in un pentolino e riscaldate a fuoco basso aggiungendo il latte piano piano.


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