mercoledì 2 dicembre 2009

Hanno fatto un deserto e lo hanno chiamato agricoltura




Hanno fatto un deserto e lo hanno chiamato agricoltura


di Antonio Bruno




La tutela del territorio con gli accorpamenti delle aziende e la gestione degli Agronomi Italiani




Ho letto con gusto e approvando lo scritto di Carlo Petrini sulla Repubblica di oggi (23 agosto 2008), condivido la sua preoccupazione non solo per la brutta e ignominiosa fine che stanno facendo i pipistrelli ma anche e soprattutto per le conseguenze che si stanno abbattendo sulle api e sul nostro bel territorio italiano, quello che fa urlare di meraviglia i visitatori che riempiono i voli che partendo da tutto il mondo hanno come destinazione la nostra bella Italia.Petrini grida per le api e per la natura ma è come quel grido del proprietario del villaggio extra lusso di Ugento (nella mia Provincia di Lecce) che rischia il fallimento perché la sua spiaggia è erosa e non si erano costruite difese prima degli inutili ripascimenti (significa che mettiamo noi la sabbia che prendiamo da qualche altra parte) e nonostante tutti i confort se al turista non gli dai la spiaggia è come proporgli un albergo di lusso sperduto nelle campagne e lontano dalle città.Si perché il visitatore fruisce della spiaggia, visita i monumenti e le città d’arte ma indovinate che fa quando si sposta lungo lo stivale italico? Guarda il panorama! Dicesi panorama (oltre al noto settimanale) il territorio tra una città e l’altra contenente flora e fauna e bellezze naturali in genere. E di chi è il panorama?Ma dei contadini che dal Panorama non ricavano il becco di un quattrino!Ed ecco che lo rovinano perché usano Neonicotinoidi che creano un disturbo neurologico alle api che non riescono a nutrirsi e non si orientano più per fare rientro all'alveare specificamente gli agricoltori usano Epik, Confidor, Gaucho, Calipso, Actara e Cruiser i cui principi attivi si chiamano Acetamiprid, Imidacloprid, Fhiacloprid, Thia metoxam e fipronil.Ne aveva parlato già Antonio Cianciullo sempre sulla Repubblica del 22 maggio 2007 in cui si avvisa che il numero delle api del nostro paese si è ridotto del 50% e basterebbe ricordare anche la frase di Albert Einstein “Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”. Insomma a furia di aiuti comunitari, prebende varie agli agricoltori, disincentivi alla produzione e allontanamento dalle campagne ecco che possiamo affermare come fa il dossier dell’Associazione Apicoltori che “hanno fatto un deserto e lo hanno chiamato agricoltura”.Nel deserto non c’è più l’uomo e se non c’è più l’uomo che presidia il territorio ovvero il contadino ecco che il territorio se ne va in malora e siccome quello che io ho scritto territorio si legge PANORAMA ecco che nessuno verrà a vedere un deserto con delle zone ( meglio sarebbe dire OASI ma si legge CITTA') in cui abitano gli uomini e ci sono alberghi e case.E’ lo stesso per l’olio e l’olivo che quest’anno è in ripresa ma che se dovesse subire l’abbandono della coltivazione ecco che farebbe andare in fumo con gli incendi boschi di migliaia di ettari di olivi secolari.E’ commovente l’appello di Petrini, ma a chi lo fa? Ai contadini sessantenni sopravvissuti che ogni tanto vanno in campagna? A chi lo fa? Agli anziani che aspettano (sino al 2013 ovvero per altri 5 anni) l’aiuto comunitario a cui hanno messo il nome di NUOVA PAC che utilizzano per fare l’assegno a Natale e a Pasqua ai nipoti di quei figli che hanno fatto laureare e che della terra non ne voglio neppure sentire parlare?C’è un esempio da seguire ed è quello della tenuta di Maccarese http://www.maccaresespa.com/azienda.htm alle porte di Roma. Sono 3.200 Ettari di cui 2.400 coltivabili, è produttiva, c’è pure dentro il WWF che ha realizzato una Oasi di macchia Mediterranea e adesso fanno il biogas da vendere anche all’esterno. Oggi più che mai c’è necessità di accorpare le aziende, di incentivare le azioni di tutela con l’impiego di tutte le tecniche che sono in possesso dei migliaia di Agronomi pronti a dare il loro contributo.Ma tutto questo ha un costo sociale!E dobbiamo cominciare a pagarlo se vogliamo che noi tecnici guidati dai saperi delle Facoltà di Agraria assieme ai proprietari che non vanno più nemmeno in campagna ritrovino il “senso” dell’essere contadino, quel senso che faceva venire fuori dalla madre terra il nutrimento per tutte le generazioni che ci hanno preceduto e che potrebbe scongiurare le assurdità di questi giorni come quelle del prezzo ”drogato” del pane e della pasta.


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