Bari - PRESENTATO IL RAPPORTO COMUNI RICICLONI PUGLIA 2009
Il 2009 può essere considerato un anno di svolta per la gestione dei rifiuti nella Regione, dovuto in primo luogo all’uscita quasi definitiva dallo stato di Commissariamento, ad oggi presente solo per la fase stralcio di realizzazione del piano rifiuti, sia per il completo passaggio di competenze verso gli Ambiti Territoriali e le Province. E’ questo in estrema sintesi il quadro delineato da Legambiente nel suo secondo rapporto sui “Comuni Ricicloni in Puglia”, rapporto curato in collaborazione con Anci e Regione. Una situazione complessiva in miglioramento sia pur con alcune criticità legate al completamento dell’impiantistica regionale e ad una raccolta differenziata da incrementare. Se si esaminano più nel dettaglio i dati, emerge infatti un quadro ancora lontano dai valori di legge regionale (42%) e nazionale (45%) ma che negli ultimi anni ha conosciuto un trend positivo con alcune realtà d’eccellenza. Come afferma lo stesso Presidente di Legambiente Puglia – Francesco Tarantini – “per la prima volta nella nostra regione si comincia davvero a fare la raccolta differenziata con comuni che toccano percentuali da città settentrionali. Il problema in Puglia non è tanto la raccolta del vetro, della carta o della plastica quanto piuttosto la raccolta dell’organico, capace di far salire i dati complessivi di differenziata del 30% e abbattere le tonnellate di rifiuti da destinare alle discariche”. Tra i comuni più virtuosi spicca per il secondo anno consecutivo il comune di Melpignano (LE) con il 40,5% di RD nel 2008 e con un trend positivo per il 2009 seguito da San Paolo di Civitate (FG) con il 34% e il comune di Monteparano (TA) con il 33,1% per il 2008 ma che nei primi 11 mesi del 2009 registra un balzo al 51%. I dati dell’indagine dimostrano – come sottolinea il Presidente dell’Anci Puglia Michele Lamacchia - che le esperienze più virtuose ed innovative sono rappresentate proprio dai piccoli comuni dove il sistema di raccolta dei rifiuti risulta essere meno articolato rispetto a quello nei grandi comuni. Una situazione più complessa riguarda invece i grandi comuni. A guidare questa speciale classifica è il comune di Barletta con circa il 20,3 %, seguita da Bari con il 19,4% che registra un balzo di ben 5 punti percentuali rispetto ai valori dell’anno precedente e Brindisi con il 19,3%. Per gli altri capoluoghi percentuali più ridotte con Foggia al 13,4%, Lecce 12,6% e Trani intorno al 10%. Giudizi negativi per i comuni di Taranto (5,7%) e Andria (6,6%) ancora molto lontani dalla media regionale. “La situazione - dichiara il Presidente Vendola al termine della presentazione - è quella di puntare ad un graduale abbandono della cosiddetta dittatura da discarica. Noi non siamo contrari alle discariche o ai termovalorizzatori ma riteniamo indispensabile un’integrazione con gli altri impianti di selezione per trasformare il rifiuto in un’opportunità occupazionale ed economica, in particolare verso le aree periferiche. La buona gestione dei rifiuti e la diffusione delle energie rinnovabili - conclude Vendola - rappresentano due strumenti innovativi per arrestare lo spopolamento delle aree rurali e offrire alternative economiche”. Ma quali investimenti integrare ad una buona gestione dei rifiuti? Interessante a questo proposito è il ruolo che il mondo agricolo può svolgere nell’abbattere l’impatto del rifiuto biodegradabile. In particolare laddove si creino condizioni tecnologiche per intervenire, come nel caso di impianti alimentati da biomasse e rifiuti. Il rifiuto biodegradabile può diventare in questo modo una valida risorsa per gli impianti da biomasse biogas e bioliquidi già presenti sul territorio.Secondo una ricerca del GSE su “biomasse e rifiuti”, oggi tali risorse rappresentano una realtà consolidata per il paese con circa 352 impianti per 155 MW di potenza installata. Per la nostra regione la quota di produzione si attesta attorno ad un lunsighiero 13,4%, prima tra le regioni del centro sud e terzo in Italia. Valori, questi, che dimostrano come anche un bene come il rifiuto, possa produrre valore aggiunto per tutto un territorio.
Francesco Pasculli
Il 2009 può essere considerato un anno di svolta per la gestione dei rifiuti nella Regione, dovuto in primo luogo all’uscita quasi definitiva dallo stato di Commissariamento, ad oggi presente solo per la fase stralcio di realizzazione del piano rifiuti, sia per il completo passaggio di competenze verso gli Ambiti Territoriali e le Province. E’ questo in estrema sintesi il quadro delineato da Legambiente nel suo secondo rapporto sui “Comuni Ricicloni in Puglia”, rapporto curato in collaborazione con Anci e Regione. Una situazione complessiva in miglioramento sia pur con alcune criticità legate al completamento dell’impiantistica regionale e ad una raccolta differenziata da incrementare. Se si esaminano più nel dettaglio i dati, emerge infatti un quadro ancora lontano dai valori di legge regionale (42%) e nazionale (45%) ma che negli ultimi anni ha conosciuto un trend positivo con alcune realtà d’eccellenza. Come afferma lo stesso Presidente di Legambiente Puglia – Francesco Tarantini – “per la prima volta nella nostra regione si comincia davvero a fare la raccolta differenziata con comuni che toccano percentuali da città settentrionali. Il problema in Puglia non è tanto la raccolta del vetro, della carta o della plastica quanto piuttosto la raccolta dell’organico, capace di far salire i dati complessivi di differenziata del 30% e abbattere le tonnellate di rifiuti da destinare alle discariche”. Tra i comuni più virtuosi spicca per il secondo anno consecutivo il comune di Melpignano (LE) con il 40,5% di RD nel 2008 e con un trend positivo per il 2009 seguito da San Paolo di Civitate (FG) con il 34% e il comune di Monteparano (TA) con il 33,1% per il 2008 ma che nei primi 11 mesi del 2009 registra un balzo al 51%. I dati dell’indagine dimostrano – come sottolinea il Presidente dell’Anci Puglia Michele Lamacchia - che le esperienze più virtuose ed innovative sono rappresentate proprio dai piccoli comuni dove il sistema di raccolta dei rifiuti risulta essere meno articolato rispetto a quello nei grandi comuni. Una situazione più complessa riguarda invece i grandi comuni. A guidare questa speciale classifica è il comune di Barletta con circa il 20,3 %, seguita da Bari con il 19,4% che registra un balzo di ben 5 punti percentuali rispetto ai valori dell’anno precedente e Brindisi con il 19,3%. Per gli altri capoluoghi percentuali più ridotte con Foggia al 13,4%, Lecce 12,6% e Trani intorno al 10%. Giudizi negativi per i comuni di Taranto (5,7%) e Andria (6,6%) ancora molto lontani dalla media regionale. “La situazione - dichiara il Presidente Vendola al termine della presentazione - è quella di puntare ad un graduale abbandono della cosiddetta dittatura da discarica. Noi non siamo contrari alle discariche o ai termovalorizzatori ma riteniamo indispensabile un’integrazione con gli altri impianti di selezione per trasformare il rifiuto in un’opportunità occupazionale ed economica, in particolare verso le aree periferiche. La buona gestione dei rifiuti e la diffusione delle energie rinnovabili - conclude Vendola - rappresentano due strumenti innovativi per arrestare lo spopolamento delle aree rurali e offrire alternative economiche”. Ma quali investimenti integrare ad una buona gestione dei rifiuti? Interessante a questo proposito è il ruolo che il mondo agricolo può svolgere nell’abbattere l’impatto del rifiuto biodegradabile. In particolare laddove si creino condizioni tecnologiche per intervenire, come nel caso di impianti alimentati da biomasse e rifiuti. Il rifiuto biodegradabile può diventare in questo modo una valida risorsa per gli impianti da biomasse biogas e bioliquidi già presenti sul territorio.Secondo una ricerca del GSE su “biomasse e rifiuti”, oggi tali risorse rappresentano una realtà consolidata per il paese con circa 352 impianti per 155 MW di potenza installata. Per la nostra regione la quota di produzione si attesta attorno ad un lunsighiero 13,4%, prima tra le regioni del centro sud e terzo in Italia. Valori, questi, che dimostrano come anche un bene come il rifiuto, possa produrre valore aggiunto per tutto un territorio.
Francesco Pasculli
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