domenica 13 dicembre 2009

L'incremento delle produzioni agricole un'altra carta nella battaglia per il clima


L'incremento delle produzioni agricole un'altra carta nella battaglia per il clima
di BRUNO PAMPALONI
Milano. Incrementare le produzioni agricole per stabilizzare in atmosfera i livelli di C02 grazie ai circa 1,5 miliardi di ettari della superficie agraria totale mondiale? Per Luigi Mariani, dell'Università degli Studi di Milano, si tratta di una proposta da valutare con attenzione. La sua tesi è stata presentata ad un convegno organizzato a Roma dall'Associazione Galileo 2001: bisogna trovare un compromesso con tutti quei soggetti che si dichiarano indisponibili a far ricadere solo o significativamente sulle produzioni industriali gli oneri ambientali. E occorre prendere in considerazione ogni serio contributo volto alla stabilizzazione dei livelli di C02. A maggior ragione se si tiene conto che circa settecento scienziati hanno depositato presso il Senato Usa un rapporto per confutare la dottrina del riscaldamento globale causato dall'uomo. Fra loro anche il premio Nobel per la Fisica Ivar Giaever e un fisico del Sole come Pal Brekke per il quale «chiunque affermi che le conclusioni sono chiare ha un approccio evidentemente non scientifico a uno dei più importanti temi del momento». Sarà allora un caso che, proprio al Senato Usa, un progetto di legge volto a ridurre le emissioni nocive incontri una forte opposizione? Inutile aggiungere che senza concrete azioni da parte degli Stati Uniti ogni futura politica ambientale sarà certamente destinata al fallimento. Il rapporto avanza forti dubbi sui modelli climatici su cui si basano le decisioni adottate per ridurre le emissioni inquinanti. Tuttavia per Antonello Provenzale dell'istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima-Cnr (presente al convegno organizzato da Galileo 2001) in un ventennio «la nostra ignoranza sui meccanismi del clima si è drasticamente ridotta» tanto da poter accertare «un significativo aumento della temperatura globale» negli ultimi cento anni. Causato in parte rilevante, quasi certamente dalle attività umane». Insomma anche se vi è ancora da imparare per Provenzale non si deve «rimandare l'adozione di appropriate strategie di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici in corso». E allora perché non adottare comportamenti virtuosi in agricoltura, come suggerito da Mariani? Ma questa prospettiva incontra molti ostacoli. Come le iniziative nel campo della geo-ingegneria in cui sono coinvolte pochi grandi ditte mentre quelle in agricoltura interessano milioni di coltivatori. Per Mariani ad esempio «un ettaro di mais che produce 14 t/ha di granella» garantirebbe «l'assorbimento netto di ben 12,9 tonnellate di carbonio». Il processo produttivo agricolo è quindi interessante in termini di utilizzazione della C02 atmosferica. Ogni anno, aggiunge tra l'altro Mariani, «gli ecosistemi terrestri sottraggono all'atmosfera con la fotosintesi circa 120 Giga Tonnellate di Carbonio (Gtc) mentre le attività umane rilasciano in atmosfera 9.5 GTC di cui 7,5 di origine fossile e 2 di altra origine».
Fonte
La Repubblica Affari/Finanza del 14 dicembre 2009

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