Pollo Leccese......il suo recupero.
Da alcuni mesi coordino, dopo aver informato l'associazione R.A.R.E. (Associazione Razze Autoctone a Rischio di Estinzione) con sede a Torino (tel. 011.6708580 - http://mailrr.aruba.it/cgi-bin/sqwebmail?timestamp=1133381903&md5=RdRQuDjnTjD1JB26vLmJhQ%3D%3D&redirect=http%3A%2F%2Fwww.save-foundation.net%2Frare), cui sono iscritto, un progetto per il recupero e la salvaguardia di ciò che rimane dei galli e delle galline di razza "leccese". L'idea che ha spinto me e un gruppo nutrito di agricoltori, dipendenti statali con l'hobby dell'avifauna, imprenditori, studenti e medici veterinari, è quello di lanciare una ricerca nelle aziende agricole, nelle masserie e nei cortili delle case private in provincia di Lecce per rilevare l'auspicabile presenza (meglio dire sopravvivenza) di questi gallinacei un tempo diffusissimi qui da noi e fissati dagli zoonomi in una classificazione ben precisa a partire dagli anni '30, ma adesso purtroppo forse definitivamente condotti all'estinzione dall'irruzione, avvenuta subito dopo la II Guerra Mondiale, delle varietà selezionate "ovaiole" e, recentemente, da quelle con sospetto di appartenere alla categoria degli ogm. Secondo uno dei primi autori di letteratura scientifica sull'argomento, Saverio Jovino, la razza sarebbe derivata dalla schiusa di uova raccolte nel 1931 nelle campagne circostanti l'Istituto Tecnico Agrario di Lecce presso cui aveva sede il Pollaio Provinciale di Lecce. La razza sarebbe stata quindi "purificata" e selezionata presso questo ente di promozione e ricerca con risultati incoraggianti. Caratteristiche produttive degne di nota della Leccese erano infatti la discreta precocità di sviluppo sino ai 5-6 mesi (elemento comune, tuttavia, ai polli mediterranei) e la bontà delle carni. Le uova invece erano piuttosto piccole nonostante ogni tentativo di migliorarne il peso con la selezione. Questi approfondimenti furono stabiliti da Telesforo Bonadonna, benemerito e compianto decano della zootecnia italiana, nel 1951, e inoltre dal Pozzi nel 1961.La razza Leccese fu all’epoca (gli anni ’30 del Novecento) distinta in due sottorazze: una detta Moresca, di colorazione perniciata molto scura; l'altra detta Isabella dalle tinte più tenui, fromentine nella femmina e per lo più dorate nel maschio. Ma, a detta di molti anziani “massari”, la livrea più diffusa in Salento e nella fattispecie nelle campagne della cosiddetta Grecìa Salentina era quella “cucula” con varie sovracolorazioni: per esempio il fromentino o il ruggine. La Leccese era una gallina di tipo mediterraneo con zampe gialle, orecchioni bianchi, cresta semplice assai sviluppata, ricadente su un lato della testa nella gallina in deposizione. La coda era piuttosto rialzata con falciformi poco sviluppate e, nell'insieme, l'aspetto era slanciato. La fissazione dei caratteri era stata codificata dal Trevisani nel 1936. Attualmente la Leccese sembrerebbe in apparenza completamente scomparsa dal suo areale di distribuzione originario, cioé la provincia di Lecce e quelle del Salento tarantino e Brindisino. Ma alcune comunicazioni scientifiche a recenti congressi di veterinaria, tra cui spicca quella del dott. Maurizio Arduin, la darebbero presente in alcuni ceppi sopravvissuti in Liguria. Tuttavia la ricerca che attualmente è condotta da me in provincia di Lecce punta a una ricognizione che faccia emergere l'insperata - benché auspicabile - sopravvivenza di qualche relitto zoonomico da comparare con gli esemplari custoditi in Liguria. Il pregio della razza leccese, non solo limitato alla colorazione fromentina del piumaggio (abbastanza insolita da rilevare nei polli mediterranei) sta soprattutto nella sua resistenza e persistenza nella deposizione e incubazione delle uova anche in estate piena con temperature che sovente superano qui da noi i 40 gradi centigradi. Nel mese di giugno 2005 ho messo in incubatrice 27 uova fecondate di galline rispondenti agli standard della Leccese. Sono venuti alla luce 24 pulcini; di questi sono sopravvissuti a due mesi dalla schiusa soltanto 17 esemplari che hanno un piumaggio cuculo o barrato; a sua volta, di questi, quattro hanno sul petto e sul dorso chiazze fromentine e ruggine. Questi animali saranno consacrati a riproduzione a partire dall’estate prossima. Ma non escludo che possano nel frattempo trovarsi altri esemplari nelle campagne di Otranto, Galatina e Miggiano dove si è svolta la prima parte del programma di ricognizione. Spero che questo articolo possa veicolare ad un numero il più possibile numeroso di persone il progetto da me attuato. Spero che altri veterinari e appassionati segnalino al nostro gruppo di ricerca la presenza auspicabile di questa varietà avicola in Salento, magari in qualche sperduta masseria del Capo di Leuca. A tale proposito allego le ben note immagini del fenotipo (ringrazio per la generosa collaborazione l’amico Viviano Masconi con il suo “Pollaio del Re”) in cui altri potrebbero imbattersi. Le immagini allegate sono quelle “storiche”, ma conto di inviare a giorni quelle dei polli nati a giugno.
Gino Di Mitri http://mailrr.aruba.it/cgi-bin/sqwebmail/login/mail@nsgs.it.authvchkpw/294D4864143B7028138727B095744214/1133381887?folder=INBOX&form=newmsg&to=ginodimitri@tiscalinet.it
Via Principe Umberto, 14
73010 Soleto
347-8325261 / 0836-667831 / 0836-667059
Da alcuni mesi coordino, dopo aver informato l'associazione R.A.R.E. (Associazione Razze Autoctone a Rischio di Estinzione) con sede a Torino (tel. 011.6708580 - http://mailrr.aruba.it/cgi-bin/sqwebmail?timestamp=1133381903&md5=RdRQuDjnTjD1JB26vLmJhQ%3D%3D&redirect=http%3A%2F%2Fwww.save-foundation.net%2Frare), cui sono iscritto, un progetto per il recupero e la salvaguardia di ciò che rimane dei galli e delle galline di razza "leccese". L'idea che ha spinto me e un gruppo nutrito di agricoltori, dipendenti statali con l'hobby dell'avifauna, imprenditori, studenti e medici veterinari, è quello di lanciare una ricerca nelle aziende agricole, nelle masserie e nei cortili delle case private in provincia di Lecce per rilevare l'auspicabile presenza (meglio dire sopravvivenza) di questi gallinacei un tempo diffusissimi qui da noi e fissati dagli zoonomi in una classificazione ben precisa a partire dagli anni '30, ma adesso purtroppo forse definitivamente condotti all'estinzione dall'irruzione, avvenuta subito dopo la II Guerra Mondiale, delle varietà selezionate "ovaiole" e, recentemente, da quelle con sospetto di appartenere alla categoria degli ogm. Secondo uno dei primi autori di letteratura scientifica sull'argomento, Saverio Jovino, la razza sarebbe derivata dalla schiusa di uova raccolte nel 1931 nelle campagne circostanti l'Istituto Tecnico Agrario di Lecce presso cui aveva sede il Pollaio Provinciale di Lecce. La razza sarebbe stata quindi "purificata" e selezionata presso questo ente di promozione e ricerca con risultati incoraggianti. Caratteristiche produttive degne di nota della Leccese erano infatti la discreta precocità di sviluppo sino ai 5-6 mesi (elemento comune, tuttavia, ai polli mediterranei) e la bontà delle carni. Le uova invece erano piuttosto piccole nonostante ogni tentativo di migliorarne il peso con la selezione. Questi approfondimenti furono stabiliti da Telesforo Bonadonna, benemerito e compianto decano della zootecnia italiana, nel 1951, e inoltre dal Pozzi nel 1961.La razza Leccese fu all’epoca (gli anni ’30 del Novecento) distinta in due sottorazze: una detta Moresca, di colorazione perniciata molto scura; l'altra detta Isabella dalle tinte più tenui, fromentine nella femmina e per lo più dorate nel maschio. Ma, a detta di molti anziani “massari”, la livrea più diffusa in Salento e nella fattispecie nelle campagne della cosiddetta Grecìa Salentina era quella “cucula” con varie sovracolorazioni: per esempio il fromentino o il ruggine. La Leccese era una gallina di tipo mediterraneo con zampe gialle, orecchioni bianchi, cresta semplice assai sviluppata, ricadente su un lato della testa nella gallina in deposizione. La coda era piuttosto rialzata con falciformi poco sviluppate e, nell'insieme, l'aspetto era slanciato. La fissazione dei caratteri era stata codificata dal Trevisani nel 1936. Attualmente la Leccese sembrerebbe in apparenza completamente scomparsa dal suo areale di distribuzione originario, cioé la provincia di Lecce e quelle del Salento tarantino e Brindisino. Ma alcune comunicazioni scientifiche a recenti congressi di veterinaria, tra cui spicca quella del dott. Maurizio Arduin, la darebbero presente in alcuni ceppi sopravvissuti in Liguria. Tuttavia la ricerca che attualmente è condotta da me in provincia di Lecce punta a una ricognizione che faccia emergere l'insperata - benché auspicabile - sopravvivenza di qualche relitto zoonomico da comparare con gli esemplari custoditi in Liguria. Il pregio della razza leccese, non solo limitato alla colorazione fromentina del piumaggio (abbastanza insolita da rilevare nei polli mediterranei) sta soprattutto nella sua resistenza e persistenza nella deposizione e incubazione delle uova anche in estate piena con temperature che sovente superano qui da noi i 40 gradi centigradi. Nel mese di giugno 2005 ho messo in incubatrice 27 uova fecondate di galline rispondenti agli standard della Leccese. Sono venuti alla luce 24 pulcini; di questi sono sopravvissuti a due mesi dalla schiusa soltanto 17 esemplari che hanno un piumaggio cuculo o barrato; a sua volta, di questi, quattro hanno sul petto e sul dorso chiazze fromentine e ruggine. Questi animali saranno consacrati a riproduzione a partire dall’estate prossima. Ma non escludo che possano nel frattempo trovarsi altri esemplari nelle campagne di Otranto, Galatina e Miggiano dove si è svolta la prima parte del programma di ricognizione. Spero che questo articolo possa veicolare ad un numero il più possibile numeroso di persone il progetto da me attuato. Spero che altri veterinari e appassionati segnalino al nostro gruppo di ricerca la presenza auspicabile di questa varietà avicola in Salento, magari in qualche sperduta masseria del Capo di Leuca. A tale proposito allego le ben note immagini del fenotipo (ringrazio per la generosa collaborazione l’amico Viviano Masconi con il suo “Pollaio del Re”) in cui altri potrebbero imbattersi. Le immagini allegate sono quelle “storiche”, ma conto di inviare a giorni quelle dei polli nati a giugno.
Gino Di Mitri http://mailrr.aruba.it/cgi-bin/sqwebmail/login/mail@nsgs.it.authvchkpw/294D4864143B7028138727B095744214/1133381887?folder=INBOX&form=newmsg&to=ginodimitri@tiscalinet.it
Via Principe Umberto, 14
73010 Soleto
347-8325261 / 0836-667831 / 0836-667059
Selezionata negli anni '30 del secolo scorso presso l'Istituto Tecnico Agrario di Lecce, a partire da uova reperite nei dintorni, essa venne citata da Bonadonna, Pozzi e Trevisani; si trattava di un tipico pollo italiano, paragonabile per molti aspetti alla livornese, dalla forma slanciata, portamento fiero, coda rilevata e falciformi corte, con orecchioni bianchi, tarsi gialli e uova a guscio bianco.
Un latifondista salentino, Raffaello Garzia, ne selezionò un tipo più pesante, a tarsi ardesia, che ricordava forse di più una Minorca. Erano presenti una colorazione detta moresca, corrispondente ad un perniciato molto scuro, una isabella, frumento, e poi la bianca, la cucula, l'argentata. Comunque sia, tutte le varietà di questo ceppo finirono presto nell'oblio, senza lasciar apparentemente traccia di se, per parecchie decine di anni.
Ma di recente un gruppo di esperti, capitanati da Gino Di Mitri, Storico della Scienza, si sta occupando del suo recupero, partendo da esemplari reperiti nel territorio. Armati di santa pazienza, il prof. Di Mitri ed i suoi colleghi hanno ricercato presso masserie sperdute nelle campagne quello che restava dei polli locali, acquistando capi adulti e uova, e selezionando gli animali per tornare ad ottenere in purezza i fenotipi un tempo noti.
Allevati con metodi tradizionali, alimentati con orzo e farro, questi avicoli si sono rivelati robusti e frugali, vivaci ed ovviamente perfettamente adattati al clima salentino. Oggetto di un progetto di recupero da parte della Camera di Commercio di Lecce, questo ceppo è un pò il simbolo di quanto si può ottenere ricercando davvero sul territorio ciò che rimane del nostro patrimonio avicolo nazionale.
Un latifondista salentino, Raffaello Garzia, ne selezionò un tipo più pesante, a tarsi ardesia, che ricordava forse di più una Minorca. Erano presenti una colorazione detta moresca, corrispondente ad un perniciato molto scuro, una isabella, frumento, e poi la bianca, la cucula, l'argentata. Comunque sia, tutte le varietà di questo ceppo finirono presto nell'oblio, senza lasciar apparentemente traccia di se, per parecchie decine di anni.
Ma di recente un gruppo di esperti, capitanati da Gino Di Mitri, Storico della Scienza, si sta occupando del suo recupero, partendo da esemplari reperiti nel territorio. Armati di santa pazienza, il prof. Di Mitri ed i suoi colleghi hanno ricercato presso masserie sperdute nelle campagne quello che restava dei polli locali, acquistando capi adulti e uova, e selezionando gli animali per tornare ad ottenere in purezza i fenotipi un tempo noti.
Allevati con metodi tradizionali, alimentati con orzo e farro, questi avicoli si sono rivelati robusti e frugali, vivaci ed ovviamente perfettamente adattati al clima salentino. Oggetto di un progetto di recupero da parte della Camera di Commercio di Lecce, questo ceppo è un pò il simbolo di quanto si può ottenere ricercando davvero sul territorio ciò che rimane del nostro patrimonio avicolo nazionale.
Il classico pollo Italiano diffuso ovunque !
RispondiEliminaSalve, sono interessato all acquisto di uova feconde di questa razza essando salentino anch io. Grazie. 3291683600
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