mercoledì 2 dicembre 2009

Archeologia di Politica ed Economia Agraria nel Salento


Archeologia di Politica ed Economia Agraria nel Salento

1951 La Legge stralcio


Intorno al 1860 a conclusione del processo d'unificazione italiano con l'alleanza con la Francia di Napoleone III - che negli accordi di Plombieres non prevedeva la completa unità italiana - il Piemonte di Cavour e Vittorio Emanuele II riuscì, anche per la circostanza imprevista delle annessioni di Toscana, Emilia e Romagna, che si erano nel frattempo liberate, a raggiungere l'unità che sarà infine completata dalla Spedizione dei Mille garibaldina. Comunque in quegli anni il nostro Paese si caratterizzava, per più di un aspetto, per le condizioni di arretratezza tipiche di un’economia povera e sottosviluppata; tale situazione non era tuttavia molto dissimile da quella di altri paesi del Sud e del levante mediterraneo (Castronovo, 1975).
Il divario esistente rispetto alle nazioni più progredite e ricche dell’Europa nordoccidentale si manifestava in tutti i settori. Infatti, se si guarda alle infrastrutture, lo sviluppo della rete ferroviaria, alla data dell’unificazione, ammontava a poco più di 2.000 km, contro i 9.300 della Francia e i 17.000 del Regno Unito, la rete viaria inoltre era costituita da poche e maltenute strade (situazione in cui l’ex Regno di Napoli primeggiava per inadeguatezza) e inesistenti erano i collegamenti nord-sud (Castronovo, 1975).
Questa scarsità di collegamenti penalizzava fortemente lo sviluppo dei commerci (sia all’interno del nuovo regno che con i paesi dell’Europa continentale) e con essi la costituzione di un moderno e dinamico settore industriale necessario per far uscire il paese dal baratro della povertà.
Per ciò che concerne l’agricoltura, che pure assorbiva la maggior parte dei capitali e della popolazione attiva, la produttività del suolo e del lavoro era nettamente inferiore ai paesi dell’Europa nord-occidentale. Calcoli seppur sommari indicano che nel 1861 la rendita per ettaro giungeva, in Italia, a malapena a 80 lire contro le 170, in media, della Francia e le 213 dell’Inghilterra (merito della rivoluzione agricola basata sulla rotazione quadriennale) mentre la produzione di frumento per la stessa unità di superficie si aggirava sui 9 ettolitri, contro i 15 d’oltralpe e i 32 della Gran Bretagna (Castronovo, 1975).
Inoltre, la modesta presenza di grandi città impediva la nascita di un dinamico ceto borghese urbano, motore d’innovazione e di sviluppo economico; esistevano, soprattutto nel Centro-Nord, un reticolo di piccoli agglomerati urbani che però ben poco si confacevano ad un paese proiettato
verso una trasformazione industriale.
Tutto ciò comportava una crescita del benessere molto lenta: si pensi che nel periodo immediatamente seguente l’Unità, il reddito reale degli italiani era un terzo di quello francese ed un quarto di quello inglese.
Tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, l’Italia manifestò un rapido sviluppo industriale che la portò, nel giro di un decennio, nel novero delle nazioni industrializzate, ma tale sviluppo, concentrandosi (per scelte politiche) nell’Italia centro-settentrionale, acuì le già presenti differenze sul piano economico esistenti nel Mezzogiorno. Ivi, la naturale infelicità degli “spazi” e della storia aveva prodotto nei secoli un tenace sottosviluppo dovuto ad un’agricoltura povera, governata in gran parte dal più abietto latifondo. Tale situazione rimase sostanzialmente immutata fino all’inizio degli anni ’50, quando, sotto la spinta del movimento di occupazione contadina delle terre, le forze di Governo di allora approvarono uno schema di riforma fondiaria.
L’articolo del prof. Nicola Calasso , si occupa proprio della Riforma Fondiaria e soprattutto della sua applicazione e degli effetti che secondo il giovane tecnico del 1951 potrebbero produrre in un‘area come quella del Salento, il professore individua nei Tecnici Agricoli gli attuatori della Riforma e ad essi da la maggiore responsabilità. Inoltre il Prof. Nicola Calasso vede nella collaborazione tra Ente per la Riforma e Consorzi di Bonifica la chiave per lo sviluppo dell’intero territorio individuando nella Cassa per il Mezzogiorno la fonte delle risorse finanziarie necessarie all’attuazione delle opere dei progetti.
I Giovani Tecnici Agricoli, e in particolare i Dottori Agronomi, erano a testa alta consci del compito importante a cui erano chiamati.
La riforma agraria, predisposta dal ministro dell'Agricoltura Antonio Segni, seppure approvata solo in parte, fu una delle riforme più importanti. Il primo provvedimento di riforma fondiaria, relativo alla Calabria, fu la legge 12 maggio 1950 ("legge Sila"). Nell'ottobre del 1951 venne poi approvata "la legge stralcio" che estese la riforma ad altri territori, da individuarsi con decreto governativo (Delta padano, Maremma toscana, bacino del Fucino, alcune aree della Campania e della Puglia, bacino del Flumendosa e altre zone della Sardegna). Il 27 dicembre, poi, la regione Sicilia emanò un'altra legge di riforma, adeguata al peculiare territorio dell'isola.
La riforma fondiaria interessò circa il 30% della superficie agraria e forestale del Paese; furono espropriati 800.000 ettari, dei quali 650.000 nel Mezzogiorno. Si realizzava così uno degli obiettivi politici di De Gasperi: creare una classe di piccoli proprietari, migliorare le arcaiche condizioni dell'agricoltura in alcune parti del paese, consolidare con una iniziativa di giustizia sociale la costruzione della democrazia.
La Cassa per il Mezzogiorno fu l'altra riforma approvata all'inizio degli anni'50. Il disegno di legge, ispirato ad una visione moderna della "questione meridionale", fu in gran parte l'esito degli studi di un Comitato, deliberato dal Consiglio Nazionale della D.C., presieduto da don Luigi Sturzo, e di quelli compiuti dalla SVIMEZ. Il disegno divenne, dopo un lungo dibattito - per quattordici sedute in Aula, alla Camera dei deputati, e per quattro sedute al Senato -, la legge 10 agosto 1959, n. 646. La legge, per tanti aspetti innovativa, prevedeva un programma finalizzato di lavori pubblici per un decennio e individuava, come priorità, la sistemazione idraulico-forestale e la bonifica, anche per favorire la riforma fondiaria e assicurare le necessarie risorse idriche.
La Cassa per il Mezzogiorno rappresentò anche il banco di prova di un nuovo tipo di struttura amministrativa che negli anni successivi costituì un utile riferimento per la più generale riforma della Pubblica Amministrazione. Con una nuova legge del 1952 gli obiettivi della Cassa vennero poi estesi al settore dell'industria. I lavori pubblici e gli altri interventi realizzati in qual periodo favorirono, nel complesso, un importante trasformazione del Mezzogiorno. Dopo il 1960 venne dato più largo spazio ai finanziamenti industriali.
Verso la metà degli anni '50, Ezio Vanoni elaborò, quasi a coronamento di un periodo di riforme, lo Schema di sviluppo del reddito e della occupazione in Italia nel decennio 1955/1964, meglio noto come "Piano Vanoni", per risolvere il fondamentale problema di debolezza della struttura economica e sociale italiana, rappresentato dall'alto livello della disoccupazione e della sottoccupazione, e per favorire inoltre lo sviluppo del Mezzogiorno e il pareggio della bilancia dei pagamenti.

Pubblicato su Salento Agricolo del febbraio 1951

Aspetti tecnici e sociali della Riforma Agraria nella Legge Stralcio
di Nicola Calasso*

A qualche enne di distanza dalla pubblicazione dello cosiddetta 'Legge Stralcio ' — ultimamente approvata dal Senato in tutti i suoi articoli nel testo già redatto dalla Camera – sull’orizzonte della vita politico – agraria italiana un messaggio di fede e di pace, di rinnovamento umano e di redenzione sociale aleggia sereno e luminoso, vivificatore fecondo di quella nuova civiltà rurale che, sempre viva nei nostri cuori, è stata ed è la base delle nostre più nobili aspirazioni.
L'attuazione di una legge di riforma di così vasta portata non poteva naturalmente che essere rivoluzionaria in quanto rispondendo in una maniera nuova ad alcune fondamentali esigenze sociali, porta come conseguenza un radicale mutamento in quelle che da secoli erano le tradizioni ed i fondamenti giuridico - economici della proprietà terriera privata. Evento, dunque, grandioso, storico, vivamente atteso per diecine di anni da generazioni di contadini, da tecnici, da economisti.
Ha inizio così (cessate le polemiche di colore, gli studi ed i congressi) quell'opera di esclusiva competenza tecnica, gigantesca e meravigliosa che consiste nell'applicazione serena ed oculata della legge e che dovrà essere, per quanto più è possibile, “rapida e decisa”. Indubbiamente migliore occasione di questa non poteva essere offerta ai tecnici agricoli i quali, finalmente, potranno avere il modo di valorizzarsi di farsi conoscere, apprezzare, sentire. Ai tecnici dunque, la parola, il compito della realizzazione.
Certo, le responsabilità seno enormi per varie, ovvie ragioni. I miliardi che saranno messi a disposizione attraverso l’Istituto dello Cassa del Mezzogiorno — e non sono pochi — non mancheranno. Occorre, però, saperli amministrare con perizia e coscienza, poiché essi sono nostri, di tutto il popolo che osserva con attenzione e interesse, forse anche con innata diffidenza. Occorre dimostrare — una buona volta — che i tecnici non mancano e che sanno il fatto loro. Gli scopi della riforma sono ormai noti,
Essi si ricollegano indubbiamente all'ari. 44 dello Costituzione e vogliono attuare non solo uno più equa distribuzione delle proprietà fondiarie latifondistiche, suscettibili di trasformazione, o quindi assenteiste nei riguardi della funzione sociale, ma soprattutto di incrementare lo sviluppo della nostra produzione e di garantire una immediata e definitiva, sistemazione di una notevole quantità di manodopera bracciantile, legandola stabilmente allo terra. Tuttavia, la Riforma nelle zone che sono oggetto della “Legge Stralcio”, non va e non deve essere considerata come un puro e semplice meccanismo di redistribuzione dello proprietà, ma essenzialmente come una vasta opera di trasformazione fondiaria che dovrà agire contemporaneamente alla premessa redistribuzione.
Naturalmente, perchè l'efficacia della legge sia organica, è necessario che la trasformazione sia completa non solo sullo proprietà espropriata, ma anche su quello non espropriata, a cura, quest’ultima dei Consorzi di Bonifica o degli stessi proprietari, con l'ausilio dello Stato mediante una più saggia politica del contribuii.
Sorge qui la necessità dl un chiarimento sui rapporti che dovranno coesistere tra bonifica e riforma, e quindi tra i Consorzi e gli Enti di Colonizzazione,
Lo trascorsa esperienza in materia di colonizzazione ha dimostralo come - relativamente ai Consorzi — il problema sia stato risolto solo in parte e non economicamente, data il prevalete di opere generali troppo ingegneristiche che non hanno portato, di conseguenza, al desiderato miglioramento produttivo e sociale dell'agricoltura, essendo venuta o mancare proprio quella trasformazione fondiario - agraria che, senza dubbio, deve essere posta come fondamento di ogni colonizzazione.
Tenendo conto di questa considerazione — altre ce ne sarebbero — diventa chiaro il disposto dell'art. 2 della legge, in merito alla istituzione dei nuovi Enti per lo Riforma. Tuttavia, la coincidenza nell'applicazione dello legge, in territori per lo massima parte classificati come comprensori di bonifica (ai sensi dello L. n. 215 del 13-1-933), porta di fatto od un necessario coordinamento, almeno nello fase transitoria, nei rapporti fra Enti e Consorzi, i quali, sotto la tutela del Ministero dell'Agricoltura, al fine dì dirimere eventuali conflitti dì competenza, assolveranno in ultima analisi, attraverso un preordinato sviluppo dei piani generali, una migliore e più economica soluzione del problema della riforma.
Accanto, quindi, alla esecuzione di opere pubbliche, quali ad es. la costruzione di strade, case, borghi, reti elettriche, approvvigionamenti di acqua potabile, ecc, si dovrà sviluppare contemporaneamente tutta una nuova fase di organizzazione della giovane proprietà contadina, e che avrà i suoi principali aspetti nella sistemozione idraulico-agraria dei terreni, nella meccanizzazione agricola, negli ordinamenti delle culture, degli allevamenti e delle imprese, nell’assistenza tecnica e finanziaria, nelle forme di gestione cooperativa, nell'industrializzazione. Naturalmente, essendo il Mezzogiorno tipicamente vario per condizioni geografiche, podologiche, agronomiche, economico-sociali, non si può schematizzare, per cui le soluzioni di tutti questi paliedrici problemi e degli altri connessi devono essere necessariamente diverse a seconda delle zone in cui si va ad operare. In ciò consisterà, appunto, l'opera dei tecnici, dai quali si attende
la realizzazione di quel progresso agricolo che, unitamente all’elevazione economica, e soprattutto sociale, delle più misere categorie dei lavoratori della terra ed alla trasformazione delle zone estensive più depresse, porterà il nostro Paese verso un migliore tenore dr vita e di benessere.
La Legge Stralcio, che altro non è che una estensione della legge per la Colonizzazione della Sila e dei territori Jonici contermini, introduce, rispetto a questa, alcune importanti innovazioni a proposito i delle modalità di espropriazione.
Infatti, invece di basarsi sul giudizio di suscettibilità di trasformazione delle proprietà terriere che superano i 300 ettari di superficie, ci si basa sull'espropriazione di uno parte della proprietà privata (sia essa appartenente a persona fisica o a società, e nella sua consistenza al 15 novembre 1949), nella nota tabella di scorporo. Detta tabella ha per elementi il reddito dominicale della intera proprietà al l gennaio 1943 ed il reddito medio imponibile per ettaro, ed è compilata in modo che le percentuali di esproprio, riferite agli scaglioni di reddito imponibile, siano tanto maggiori quanto è più alto il reddito dominicale totale e quanto è più basso l’imponibile medio unitario.
Per convincersi dr questo basta dare un’ occhiata a detta tabella.
Altre innovazioni sono quelle relativa alle facilitazioni concesse a quei proprietari che intendano eseguire opere di trasformazione su un terzo dei terreni soggetti ad esproprio, e quelle relative alle aziende modello dl cui all'art. l0.
L'indennità di espropriazione, vai al valore definitivamente accertato ai fini dell'applicazione dell'imposta straordinaria progressiva sul patrimonio, sarà corrisposta in Titoli dello Stato, fruttanti il 5% netto. Per quanto riguarda la concessione delle terre ai contadini valgono le stesse norme per la Sila, cioè le terre saranno assegnate ai lavoratori i quali non siano proprietari o enfiteuti di fondi rustici o che, se tali lo siano “in misura insufficiente all'impiego della manodopera dello famiglia contadina “.
La Legge Stralcio precisa ancora che nelle assegnazione dei terreni sono preferiti quei contadini che abbiano già in corso nello stesso terreno contratti miglioratari a lungo termine.
L’assegnazione – preferibilmente con sorteggio - laddove non sia possibile seguire altre vie — sarà fatta con un contratto di vendita con riservato dominio e col pagamento rateale del prezzo. rapportato ai prodotti agricoli (cereali), in 30 annualità, al tasso minimo del 3,50%.
Questi, per sommi capi, i concetti principali della Legge Stralcio.
L'argomento, pesò, sul quale occorrerà insistere con passione e tenacia, è quello relativo all’Assistenza Tecnica e finanziaria della piccola proprietà contadina creata dalla Riforma.
Protagonista della Riforma sarà e dovrà vere l'uomo, il contadino, questo bracciante che vogliamo trasformare in piccolo prpprietario; ma, perché ciò sia, è necessario aiutarlo, assisterlo in ogni sua attività, con l’istruzione professionale, con i Centri di motoaratura, col credito, con la consulenza spicciola, ma continua, paziente, minuta.
E anche questo è compito del Tecnico.
Ormai la legge c'è. Pur con qualche imperfezione, che certamente sarà sarà smussata in sede di regolamento, i nostri contadini attendono fiduciosi che la stessa venga applicata con rapidità e decisione, e che finalmente nella storia della nostra agricoltura possa concludersi un'opera gigantesca che è di giustizia, di redenzione sociale, di civiltà, di pace.

*Dott. Nicola Calasso (Dottore Agronomo – Direttore della Riforma Fondiaria in Provincia di Lecce e poi Docente di Economia e Politica Agraria – Contabilità dell’Azienda Agricola – Estimo presso l’Istituto Tecnico Agrario “G. Presta” di Lecce)

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