Indicatori di rischio e IMPATTO AMBIENTALE dei fitofarmaci: IL CASO URUGUAY
di Cosimo Taiti*
DA UN PROGETTO DI RICERCA CONDOTTO DALL’UNIVERSITÀ DI FIRENZE, IL CALCOLO DEL FATTORE DI RISCHIO NELL’USO DEI FITOFARMACI IN UN PAESE IN VIA DI SVILUPPO, DOVE L’IMPIEGO INDISCRIMINATO DEI PESTICIDI PROVOCA DANNI SULLA NATURA E SULL’UOMO.
In Uruguay la forma più diffusa di conduzione agricola è quella convenzionale, basata sull’utilizzo di pesticidi per prevenire e combattere le malattie, i parassiti delle piante e le infestanti. L’uso di queste sostanze, il cui beneficio per le produzioni agricole non è in discussione, pone questioni importanti in termini di effetti negativi sull’ambiente. Il danno ambientale causato da un non corretto impiego dei pesticidi si ripercuote innanzitutto sulle varie componenti dell’agro-ecosistema e, in seguito al movimento dei pesticidi nella biosfera, può interessare anche i diversi comparti ambientali esterni all’agroecosistema stesso, influendo sulle varie comunità di popolazioni che vi abitano. Per quanto riguarda i fenomeni di tossicità nell’uomo, occorre evidenziare che gli effetti negativi dei pesticidi sono denunciati internazionalmente ed in Uruguay è stata accertata la presenza di pesticidi nei neonati e nel latte materno e sono stati segnalati effetti acuti da pesticidi sulla salute
(Salterain e Moses, 1992). Con l’unica eccezione dei controlli che si realizzano in alcuni alimenti per l’esportazione,non si dispone oggi di un sistema di monitoraggio che permetta di conoscere il reale stato sanitario dell’ambiente e della popolazione in relazione all’esposizione ai pesticidi.
Detto questo, attualmente in Uruguay sono venduti ed acquistati molti dei pesticidi che in altri paesi sono proibiti o regolamentati. Alla luce di queste conoscenze è stata condotta una ricerca volta a valutare l’impatto sull’ambiente dell’agricoltura convenzionale in Uruguay mediante l’impiego di un indicatore di rischio per l’uso di pesticidi: EPRIP (Environmental Potential Risk Indicator for Pesticides). Questo indicatore di rischio consente di valutare e confrontare il rischio ambientale
di differenti strategie di trattamento fitosanitario tramite l’applicazione di modelli matematici e algoritmi di calcolo che stimano la concentrazione dei fitofarmaci (Predicted Environmental Concentration – PEC) nei quattro comparti ambientali: acque superficiali, acque sotterranee, suolo
e aria. EPRIP fornisce un risultato numerico per ogni intervento fitosanitario, espresso su una scala di punteggio da 1 a 625; il pesticida che avrà il più alto valore di EPRIP avrà anche il più alto rischio potenziale per l’uomo e l’ambiente. Inoltre EPRIP calcola il livello di rischio per singolo comparto ambientale che esprime secondo una scala di valori variabile da 0 a 5.
Risultati e discussione
Il lavoro di ricerca, che si inserisce all’interno del progetto Eulacias (Analisi della sostenibilità nei sistemi agricoli dell’America Latina), è stato condotto su aziende a conduzione familiare ed ha fornito valori differenti in funzione delle diverse colture analizzate, evidenziando sia situazioni critiche come nel caso del pomodoro, che situazioni di rischio contenuto. L’elevato punteggio fornito dalla coltura di pomodoro è dovuto sia alla tipologia dei prodotti impiegati sia dall’elevato numero di trattamenti fitosanitari effettuati.
Dall’analisi della tabella n. 1 si può osservare come siano in generale i principi attivi ad azione fungicida ed insetticida ad avere il maggiore impatto sull’ambiente. Da ciò deriva che le colture maggiormente suscettibili a tali malattie presentino i valori di impatto ambientale più alti.
Questo lavoro ha evidenziato inoltre come l’utilizzo di pesticidi ad alto impatto si ripercuota diversamente nei vari compartimenti ambientali come espresso nella tabella n. 2. Dalle analisi effettuate è risultato che il compartimento ad essere maggiormente soggetto a rischio ambientale è quello delle acque superficiali,mentre gli altri mostrano una presenza di rischio più contenuto.
Dall’analisi dei risultati presenti nella tabella n. 3, si può affermare che l’elevato numero di trattamenti e l’impiego di principi attivi ad alto impatto sull’ambiente sia legato al basso costo di questi prodotti sul mercato, che incidono di soli 5 punti percentuali sul valore totale della produzione di pomodoro all’interno di un’azienda campione.
Conclusioni
L’applicazione del modello EPRIP in relazione all’impatto ambientale relativo all’utilizzo di pesticidi ha dimostrato che, in funzione delle diverse colture analizzate, esiste un rischio più o meno elevato sia per l’ambiente che per il consumatore. In generale, questo lavoro ha portato ad ottenere risultati piuttosto diversi in funzione della coltura presa in esame. In particolare, si è osservato che la coltura ad avere il maggior rischio potenziale sull’ambiente, sull’operatore e di conseguenza
anche sul consumatore è quella del pomodoro.
Da quanto si evince dai risultati è possibile affermare che il livello di sostenibilità della produzione orticola dell’aziende prese in esame è piuttosto basso e sulla base dell’analisi delle tipologie nella zona (Righi et al., 2008), è probabile che il dato aziendale rispecchi una realtà diffusa in Uruguay.
Le cause sono dovute all’elevato impiego di pesticidi ed all’uso di principi attivi a largo spettro d’azione, all’elevato numero di trattamenti, all’alto costo sul mercato di prodotti alternativi maggiormente selettivi ed efficaci, alle limitate conoscenze degli agricoltori, alla scarsa diffusione di concetti ecologici e biologici, all’assenza o alla scarsa presenza di tecniche agricole alternative a quella convenzionale. In base ai risultati ottenuti con il presente lavoro, ovviamente limitati alle condizioni sperimentali in cui si è operato, appare evidente come sia necessario un intervento mirato dello Stato volto a favorire la diffusione e l’inserimento sul mercato uruguagio di prodotti alternativi, con costi contenuti che permettano una gestione maggiormente eco-compatibile delle patologie presenti.
t.taiti@virgilio.it
*Università di Firenze
Dipartimento Ortoflorofrutticoltura
di Cosimo Taiti*
DA UN PROGETTO DI RICERCA CONDOTTO DALL’UNIVERSITÀ DI FIRENZE, IL CALCOLO DEL FATTORE DI RISCHIO NELL’USO DEI FITOFARMACI IN UN PAESE IN VIA DI SVILUPPO, DOVE L’IMPIEGO INDISCRIMINATO DEI PESTICIDI PROVOCA DANNI SULLA NATURA E SULL’UOMO.
In Uruguay la forma più diffusa di conduzione agricola è quella convenzionale, basata sull’utilizzo di pesticidi per prevenire e combattere le malattie, i parassiti delle piante e le infestanti. L’uso di queste sostanze, il cui beneficio per le produzioni agricole non è in discussione, pone questioni importanti in termini di effetti negativi sull’ambiente. Il danno ambientale causato da un non corretto impiego dei pesticidi si ripercuote innanzitutto sulle varie componenti dell’agro-ecosistema e, in seguito al movimento dei pesticidi nella biosfera, può interessare anche i diversi comparti ambientali esterni all’agroecosistema stesso, influendo sulle varie comunità di popolazioni che vi abitano. Per quanto riguarda i fenomeni di tossicità nell’uomo, occorre evidenziare che gli effetti negativi dei pesticidi sono denunciati internazionalmente ed in Uruguay è stata accertata la presenza di pesticidi nei neonati e nel latte materno e sono stati segnalati effetti acuti da pesticidi sulla salute
(Salterain e Moses, 1992). Con l’unica eccezione dei controlli che si realizzano in alcuni alimenti per l’esportazione,non si dispone oggi di un sistema di monitoraggio che permetta di conoscere il reale stato sanitario dell’ambiente e della popolazione in relazione all’esposizione ai pesticidi.
Detto questo, attualmente in Uruguay sono venduti ed acquistati molti dei pesticidi che in altri paesi sono proibiti o regolamentati. Alla luce di queste conoscenze è stata condotta una ricerca volta a valutare l’impatto sull’ambiente dell’agricoltura convenzionale in Uruguay mediante l’impiego di un indicatore di rischio per l’uso di pesticidi: EPRIP (Environmental Potential Risk Indicator for Pesticides). Questo indicatore di rischio consente di valutare e confrontare il rischio ambientale
di differenti strategie di trattamento fitosanitario tramite l’applicazione di modelli matematici e algoritmi di calcolo che stimano la concentrazione dei fitofarmaci (Predicted Environmental Concentration – PEC) nei quattro comparti ambientali: acque superficiali, acque sotterranee, suolo
e aria. EPRIP fornisce un risultato numerico per ogni intervento fitosanitario, espresso su una scala di punteggio da 1 a 625; il pesticida che avrà il più alto valore di EPRIP avrà anche il più alto rischio potenziale per l’uomo e l’ambiente. Inoltre EPRIP calcola il livello di rischio per singolo comparto ambientale che esprime secondo una scala di valori variabile da 0 a 5.
Risultati e discussione
Il lavoro di ricerca, che si inserisce all’interno del progetto Eulacias (Analisi della sostenibilità nei sistemi agricoli dell’America Latina), è stato condotto su aziende a conduzione familiare ed ha fornito valori differenti in funzione delle diverse colture analizzate, evidenziando sia situazioni critiche come nel caso del pomodoro, che situazioni di rischio contenuto. L’elevato punteggio fornito dalla coltura di pomodoro è dovuto sia alla tipologia dei prodotti impiegati sia dall’elevato numero di trattamenti fitosanitari effettuati.
Dall’analisi della tabella n. 1 si può osservare come siano in generale i principi attivi ad azione fungicida ed insetticida ad avere il maggiore impatto sull’ambiente. Da ciò deriva che le colture maggiormente suscettibili a tali malattie presentino i valori di impatto ambientale più alti.
Questo lavoro ha evidenziato inoltre come l’utilizzo di pesticidi ad alto impatto si ripercuota diversamente nei vari compartimenti ambientali come espresso nella tabella n. 2. Dalle analisi effettuate è risultato che il compartimento ad essere maggiormente soggetto a rischio ambientale è quello delle acque superficiali,mentre gli altri mostrano una presenza di rischio più contenuto.
Dall’analisi dei risultati presenti nella tabella n. 3, si può affermare che l’elevato numero di trattamenti e l’impiego di principi attivi ad alto impatto sull’ambiente sia legato al basso costo di questi prodotti sul mercato, che incidono di soli 5 punti percentuali sul valore totale della produzione di pomodoro all’interno di un’azienda campione.
Conclusioni
L’applicazione del modello EPRIP in relazione all’impatto ambientale relativo all’utilizzo di pesticidi ha dimostrato che, in funzione delle diverse colture analizzate, esiste un rischio più o meno elevato sia per l’ambiente che per il consumatore. In generale, questo lavoro ha portato ad ottenere risultati piuttosto diversi in funzione della coltura presa in esame. In particolare, si è osservato che la coltura ad avere il maggior rischio potenziale sull’ambiente, sull’operatore e di conseguenza
anche sul consumatore è quella del pomodoro.
Da quanto si evince dai risultati è possibile affermare che il livello di sostenibilità della produzione orticola dell’aziende prese in esame è piuttosto basso e sulla base dell’analisi delle tipologie nella zona (Righi et al., 2008), è probabile che il dato aziendale rispecchi una realtà diffusa in Uruguay.
Le cause sono dovute all’elevato impiego di pesticidi ed all’uso di principi attivi a largo spettro d’azione, all’elevato numero di trattamenti, all’alto costo sul mercato di prodotti alternativi maggiormente selettivi ed efficaci, alle limitate conoscenze degli agricoltori, alla scarsa diffusione di concetti ecologici e biologici, all’assenza o alla scarsa presenza di tecniche agricole alternative a quella convenzionale. In base ai risultati ottenuti con il presente lavoro, ovviamente limitati alle condizioni sperimentali in cui si è operato, appare evidente come sia necessario un intervento mirato dello Stato volto a favorire la diffusione e l’inserimento sul mercato uruguagio di prodotti alternativi, con costi contenuti che permettano una gestione maggiormente eco-compatibile delle patologie presenti.
t.taiti@virgilio.it
*Università di Firenze
Dipartimento Ortoflorofrutticoltura
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