San Cataldo è oggi un quadretto di mare dipinto con… brutti pennelli. I pennelli in questione non sono intinti nella tavolozza, ovviamente. Si tratta piuttosto delle scogliere artificiali, i frangiflutti che dovrebbero mettere fine alla “fame” del mare, che da anni mangia interi tratti costieri e che ha fatto scempio della marina leccese. A definirli “brutti” è il consigliere del Centro moderato Wojtek Pankiewicz. Il quale si domanda anche se abbiano avuto o meno utilità. Fra i più strenui sostenitori di una politica di lotta all’erosione delle coste, dai banchi della minoranza Pankiewicz ha riacceso la miccia della questione San Cataldo. “L'amministrazione comunale, per bocca dell'assessore ai Lavori pubblici, Severo Martini, rispondendo alla mia interpellanza del 7 agosto, ha dichiarato che, preso atto dell'impossibilità di attuare l'originario progetto, si stanno cercando altre soluzioni. Ma non dice quali”, spiega il consigliere. “Il timore mio – continua - è che si arrivi alla stagione balneare 2008 senza aver risolto nulla. Pertanto mi sono dichiarato insoddisfatto della risposta e ho chiesto, ai sensi del regolamento comunale, che la mia interpellanza venga trasformata in un vero e proprio ordine del giorno da trattarsi entro 30 giorni”.“La burrasca che anche quest'estate ha letteralmente spazzato via alcuni tratti della spiaggia libera di San Cataldo – ricorda Pankiewicz -, riducendo sensibilmente anche gli arenili degli stabilimenti. Ha privato i cittadini della disponibilità di buona parte degli arenili liberi e ha fortemente danneggiato, proprio nel pieno della stagione, i titolari dei lidi. Vorrei capire perchè, con spiegazioni in termini scientifici, i pennelli posti in essere quattro anni fa con notevole dispendio di denaro pubblico (anche i fondi europei sono denaro pubblico) non hanno sortito risultati positivi. Che studi sono stati fatti sulle correnti marine. Vorrei sapere se il trasferimento della sabbia era previsto nel progetto originario. Perché dopo quattro anni si parla ancora. Se devo essere sincero, sono convinto che, anche se fosse stata trasferita la sabbia da Brindisi a Lecce, le mareggiate l'avrebbero ingoiata tutta. Nutro, cioè, serie perplessità sulla bontà del progetto adottato”.“Trascorro ogni estate con la mia famiglia alcuni giorni a Cattolica. Anni fa, una forte mareggiata inghiottì un ampio tratto della spiaggia. Furono così realizzate, parallelamente all'arenile delle scogliere artificiali, che, tra l'altro, sembrano vere, mentre i pennelli realizzati da noi sono orribili”, spiega ancora. “Sembra, infatti, materiale di risulta dei cantieri. Ma anche su questo voglio vederci chiaro. Grazie a quest'intervento, la spiaggia di Cattolica si è ampliata di varie decine di metri e dietro tantissime file di ombrelloni ci sono campi per beach volley, palestre, bar con terrazze, parco giochi e piscine per bambini, campi da bocce, divertimenti vari. Perché non si è ottenuto anche a Lecce lo stesso risultato?” ***Una risposta alle domande di Pankiewicz, che si impegna personalmente affinché il problema venga risolto entro il 2008, sembra provenire da un’indagine indipendente compiuta da uno studioso, Antonio Bruno, agronomo di San Cesario di Lecce, che qualche tempo addietro ha spedito alla redazione di LeccePrima le sue considerazioni. “A San Cataldo – spiega Bruno - sarebbero bastate le scogliere artificiali sommerse per risolvere il problema dell'erosione” “San Cataldo continua a perdere metri di spiaggia a ogni mareggiata nonostante i numerosi pennelli che sono stati costruiti a difesa dell’arenile dall'erosione del mare. Se i leccesi piangono, il presidente della Provincia di Brindisi non ride di certo, visto che ha fatto ricorso all'autorità giudiziaria per impedire che la sabbia delle spiagge locali venisse caricata su camion e portata a San Cataldo per il ripascimento. Le cause dell'erosione della spiaggia di San Cataldo sono le stesse che stanno facendo scomparire le spiagge di tutto il Mar Adriatico. Il ripascimento naturale avveniva ad opera dei detriti che venivano immessi in mare dai fiumi e che, con le correnti marine, venivano portati giù sino alle spiagge pugliesi e, in ultimo, sino a quelle della provincia di Lecce. I detriti non arrivano più al mare perché l'uomo ha costruito le dighe e queste non vengono mai aperte per consentire ai detriti di arrivare sino alla foce del fiume”.“E' evidente che per scoprire se un progetto è fatto in maniera errata basta constatarne l'efficacia. Se, dopo aver realizzato le opere, l'erosione della spiaggia continua, allora siamo di fronte a soldi buttati direttamente nel mare senza che dal mare, arrivi alcun beneficio. Per quanto riguarda i pennelli di San Cataldo – prosegue - ognuno di noi può rendersi conto di persona che, dopo questa opera pubblica, l'erosione è continuata facendo ridurre sempre più la spiaggia. Insomma per mettere riparo a un'opera pubblica che è risultata inefficace si è deciso di chiedere la sabbia ai brindisini per il ripascimento. Circa i progetti di ripascimento vi è da dire che le possibilità di inquinamento indotto sono ridotte e la realizzazione del ripascimento, non comporta necessariamente la costruzione di opere anche se, nel caso di San Cataldo, è del tutto evidente la necessità e l'urgenza della costruzione di scogliere artificiali sommerse a difesa”. “Ma dove possiamo reperire le risorse di sabbia? Vi sono risorse a mare: depositi sommersi del largo e stock sabbiosi intercettati dalle infrastrutture litoranee o intrappolati nei porti e risorse a terra: depositi sedimentari a terra (cave, alvei dei fiumi) e stock sabbiosi intercettati dagli invasi nei bacini idrografici. Nessuno si sognerebbe di dire che rappresenta una risorsa di sabbia, quella che si deve prendere dalla spiaggia a Nord o a Sud della parte in erosione. Invece per San Cataldo si è sancito che rappresenta una risorsa la sabbia del litorale brindisino. Ciò ha prodotto sia una catena umana di bagnanti che difendono la loro sabbia che le ire del presidente della Provincia di Brindisi che pare non sia stato nemmeno consultato”. “Lo studio della costa è fondamentale. Prima di procedere all'individuazione del materiale da impiegare per il ripascimento infatti si potrebbero individuare spiagge relitte (che sono depositi di sabbie a largo che furono spiaggia o possiamo dire sono “spiagge fossili”). Mi chiedo e chiedo al Comune di Lecce se si sia provveduto (prima di chiedere la sabbia dalla litoranea brindisina) alla ricerca, caratterizzazione, monitoraggio di spiagge relitte anche se queste ricerche hanno elevati costi? Si è provveduto alla stima del fabbisogno di sabbia? Si è fatta la stima delle risorse disponibili e la sostenibilità delle diverse soluzioni? A questo serve un esperto in diagnostica urbana e territoriale poiché prima di prendere una qualsivoglia decisione avrebbe studiato il problema, diagnosticato quali fossero le risorse disponibili e, infine, avrebbe progettato l'intervento che solo in caso disperato e quando non vi fosse stata un' altra possibile soluzione avrebbe previsto l'asporto di sabbia dalla spiaggia dei vicini”. “Tornando alla nostra amata San Cataldo, per la verità sarebbero bastate le scogliere artificiali sommerse per risolvere il problema dell'erosione. Ma visto che i pennelli (ineficaci da soli) ci sono già, si può realizzare a San Cataldo ciò che si è realizzato a Pellestrina (Venezia). Per la difesa di Pellestrina sono stati realizzati 18 pennelli (a San Cataldo ne sono stati realizzati 7) e una barriera sommersa lunga 9.000 metri, distante 280 metri da riva con connettori sommersi barriera pennelli ed è stato effettuato il ripascimento con sabbia da cave sottomarine. Ma voglio fare una proposta che, sono certo non potrà essere rifiutata: siccome le spiagge sono date in concessione dai Comuni che hanno il loro territorio che confina con il mare vi è da parte mia la disponibilità per un sopralluogo gratuito per definire la situazione. La proposta è rivolta (preciso che il sopralluogo non costituisce impegno per interventi successivi) ai 21 comuni della Provincia di Lecce che confinano con il Mare Adriatico (Lecce, Vernole, Otranto, Santa Cesarea Terme, Castro, Andrano, Tricase, Corsano, Gagliano di Leuca e quelli che confinano con il Mar Ionio (Castrignano del Capo, Salve, Presicce, Acquarica del Capo, Ugento, Alliste, Traviano, Racale, Gallipoli, Galatone, Nardò, Porto Cesareo)”.
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